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Mense scolastiche:
di nuovo esentati i
senza reddito

Un colpo di spugna cancella un brutto scivolone dell’amministrazione Accorinti. Sarà pure stato simbolico quel prezzo previsto per le fasce minime di reddito (0,80 centesimi), ma la decisione di far pagare a tutti il servizio di mensa scolastica, compresi quelli che non possiedono alcun reddito, rappresentava un’oggettiva contraddizione rispetto alle frequenti dichiarazioni del sindaco in favore degli ultimi e dei bambini. Due categorie che, unite, hanno condiviso per qualche settimana l’ingiustizia sociale di dover pagare, seppur 80 centesimi, il pasto a scuola. In anticipo, tra l’altro. Una decisione che aveva generato polemiche, anche all’interno della Giunta, con l’assessore ai Servizi sociali Nino Mantineo che non aveva esitato a prendere posizione contro il provvedimento della collega, con delega alla Pubblica istruzione, Patrizia Panarello. Nell’ultima conferenza stampa del 2013, in occasione degli auguri di Natale, dopo aver alzato ancora una volta lo scudo difensivo di fronte alle critiche piovute sul caso mensa, Accorinti aveva comunque chiarito che non appena sarebbe stato possibile la Giunta non avrebbe esitato a rimodulare i costi del servizio. E così avvenuto. Le condizioni si sono create con l’approvazione in consiglio comunale del bilancio di previsione, la sera del 30 dicembre. Il giorno dopo il dirigente alla Pubblica istruzione Salvatore De Francesco ha subito provveduto a comunicare alla ditta che si era aggiudicato l’appalto originario, “La Cascina Global Service”, la decisione di proseguire in proroga tecnica dal 7 gennaio al 14 marzo (quando si farà la nuova gara). Alle stesse condizioni? Non esattamente.

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