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Emergenza rifiuti,
discarica chiusa

Ato 1, rifiuti

Per tutta la scorsa notte è stata effettuata una raccolta superiore alla consuetudine. Tutti gli autocompattatori di cui dispone Messinambiente sono usciti per strada per svuotare i cassonetti stracolmi, al tempo stesso hanno ripreso ad operare anche i mezzi della Seap, la società che si occupa di trasportare i rifiuti in discarica con autoarticolati. Tutto è filato liscio secondo i programmi fino a quando la lunga colonna di mezzi ha varcato i cancelli della discarica di Mazzarrà S. Andrea. Il vento che anche stamani soffiava forte ha impedito il conferimento. In questi casi, si evita che la caduta dei rifiuti nelle fosse sprigioni nell’atmosfera il percolato che, con le raffiche può raggiungere i centri abitati di numerosi paesi che si trovano nelle vicinanze. L’attesa inoltre è stata resa più lunga in mattinata poiché come è noto da qualche giorni anche molti centri del palermitano stanno conferendo i rifiuti a Mazzarrà S. Andrea. Tornando alla raccolta cittadina, in nottata, oltre ai servizi essenziali che si svolgono in ospedali, mercati e scuole, il commissario di Messinambiente ha privilegiato tutte le arterie che sono solitamente percorse dai turisti che, come oggi, sono sbarcati numerosi dalle navi da crociera. Restano cumuli di sacchetti in diverse zone della città che sarà possibile eliminare con una raccolta manuale.  Ma il  turno pomeridiano previsto dalle 14 è saltato perché tutti i mezzi sono o in discarica a stracolti in autoparco.

Questa è l’ennesima emergenza che Messinambiente e ato 3 stanno fronteggiando e probabilmente  altre se ne verificheranno se non ci sarà un’inversione di tendenza. Le risorse che arrivano da Palazzo Zanca sono sempre al di sotto della soglia minima, necessario per assicurare un buon servizio.  Un dato su tutti evidenziato stamani dal commissario dell’Ato 3 Trimboli: nel 2013, a fronte di 14 milioni e 800 mila euro, sono arrivati appena 7 milioni e 800 mila euro. A Messinambiente, quindi ne sono stati girati circa 5 milioni, cioè poco più della metà di quanti ne occorrerebbero. Di fronte a questi numeri, c’è poco da sperare in un’inversione di tendenza.

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