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Il Pdl schiera Garofalo,
gli ex An al bivio

vincenzo garofalo

«Sono pronto. Al 90%». Enzo Garofalo è fatto così: di rado ammissioni piene. Alla fuga in avanti preferisce la cautela. All’ottimismo della volontà il realismo della ragione. Realismo, non pessimismo, «perché sono un fervente cattolico e guardo alle cose con speranza. Mi dicono che al Comune, dovessi diventare sindaco, non riuscirei a pagare gli stipendi: non sarà così. Perché tutti mi daranno una mano, perché governeremo con serietà, perché la Provvidenza ci aiuterà ». Insomma, è fatta. Come avevamo anticipato la scorsa settimana, anche se dal Pdl non perverrà alcun comunicato ufficiale, almeno non ancora. Tutte le strade portavano a Garofalo, l’identikit del candidato sindaco azzurro – forzista della prima ora, benvoluto nel partito, capace di aggregare – rispondeva perfettamente al suo profilo. «Finalmente farò una campagna elettorale», dichiara con ironia. Finora gliel’ha fatte Berlusconi e per due volte, sotto il grande ombrello di Rocco Crimi, un’a m icizia antica e fraterna, è stato eletto alla Camera, dove continuerebbe a sedere in caso di sconfitta a giugno. «Eravamo 270 nel 2008 noi del Pdl a Montecitorio», aggiunge, «adesso siamo 98. In questo contesto che ci sto a fare a Roma? Si rischia di perdere la dimensione dei problemi reali; meglio lavorare per la mia città ». Più parla e più si sbottona. Il 10% residuale che Garofalo si lascia come via di fuga in realtà non esiste: è un paravento per giochicchiare. È lui il candidato del Pdl, «da tempo immemore», direbbe addirittura Fabio Mazzeo. Il partito gliel’ha chiesto con insistenza per settimane, anzi mesi, dopo aver valutato ogni strada ipoteticamente percorribile: quelle che portavano a Fabio Mazzeo appunto, Dario Caroniti e Francesco Marullo le più serie, giacché sono state realmente battute. Negli ultimi giorni è stato superato ogni indugio. L’e n n e s imo colloquio con Rocco Crimi, incontri a scadenza pressoché giornaliera con i coordinatori regionali Dore Misuraca e Giuseppe Castiglione, il pressing di Nino Germanà e soprattutto del Pdl messinese in ogni sua articolazione, infine la frase che fa saltare il tappo: «Se dobbiamo andare in questa direzione », è quanto ha detto Garofalo alle persone a lui più vicine in relazione alla sua candidatura, «ebbene, si faccia in fretta. Perché bisogna partire». Partita chiusa, la campagna elettorale può iniziare, alla formazione della lista principale si lavora da tempo, ma vanno definite le altre liste e le alleanze. Ecco il primo nodo. Cosa farà Nuova Alleanza, la formazione fondata dagli ex An «epurati» dal Pdl, ovvero Mimmo Nania, Santi Formica e Giuseppe Buzzanca? Le affermazioni rassegnate da marzo in poi non sono suscettibili di interpretazioni: «Noi vogliamo le primarie, se non ce le danno candideremo Gianfranco Scoglio». In realtà non è così semplice. «Ci riuniremo», fa sapere Scoglio, «e valuteremo. Enzo Garofalo è un mio amico, nel centrodestra è benvoluto, non vorrei che qualcuno mi dovesse imputare un giorno la colpa di aver impedito a quest’area politica di approdare al ballottaggio. Perché dalla divisione potrebbe scaturire questa conseguenza». Scoglio la pensa così, poi aggiunge: «Deciderò, decideremo presto cosa fare». Va da sé che peso principale nella decisione da assumere lo avranno le analisi congiunte che attorno al tavolo faranno Nania, Buzzanca e Formica. Che, probabilmente, non possono consentirsi di non avere un candidato sindaco che traini anche la lista di Nuova Alleanza e la seconda che, secondo quanto affermato da Formica, è in formazione. Scoglio è il candidato naturale se si deciderà di correre in proprio. Più in generale, va detto che il centrodestra, con Enzo Garofalo, 55 anni, ingegnere, due legislature alla Camera, eccellente presidente di quell’Autorità portuale che regalò a Messina un avversatissimo – da taluni poteri e lobbies – Piano regolatore del porto, e se ci sarà Gianfranco Scoglio, lancia nella mischia due candidati di prim’ordine. Strategicamente sarebbe un errore dividersi, e Garofalo non fatica ad ammettere che farà di tutto per tenere insieme ogni frangia dello schieramento, ma ci sarà da valutare quanto le dinamiche che hanno portato gli ex An messinesi alla totale defenestrazione dalla rappresentanza parlamentare pesino ancora. Se prevarrà il calcolo finalizzato alla vittoria o l’amarezza per un divorzio che, al di là delle dichiarazioni di facciata, non è stato consensuale. Se il quadro dovrà restare unito, allora ci sarà da aprire un’interlocuzione anche con Pippo Isgrò, che ha lanciato da tempo la sua candidatura. «Parlerò con tutti», conclude Garofalo. I pontieri sono già al lavoro. I contatti con il gruppo Buzzanca fino ad oggi li ha tenuti Nino Germanà. Adesso si comincia a fare sul serio.

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