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In piazza il “no Ponte”
Impiegare fondi per la
sicurezza del territorio

corteo no ponte

 «Se l’avessi avuta, avrei indossato anche la bandiera No Tav». Anche, oltre quella “No Ponte” e “No Muos” sotto cui sono scomparsi gli abiti “normali”. Di signore così, desiderose di manifestare oltre che con la voce, con il “corpo”, la loro opposizione alla realizzazione di infrastrutture considerate inutili, se ne sono viste parecchie durante il corteo “No Ponte, No Muos, No Tav”, andato in scena ieri pomeriggio a Messina. Intorno alle 17.30, una colorata e rumorosa passerella di genitori, nonni, mamme e tanti bambini (molti dei quali alla prese con i primi barcollanti passi), ha fatto pacifica irruzione nelle principali strade del centro cittadino. Dove tra un cono da passeggio e un acquisto del sabato pomeriggio, tanti messinesi, alcuni dei quali persino ignari del significato di quei “No” elevati al cubo, hanno osservato con curiosità la sfilata di striscioni e bandiere. Ad aprire il corteo, ancor prima del “tradizionale”camioncino- regia da cui gli organizzatori hanno animato il lungo serpentone (1000 complessivamente le presenze), un lenzuolo bianco con impresso il “titolo” della manifestazione in cui sono “confluite” le istanze dei movimenti contrari all’alta velocità Torino-Lione e alla collocazione dei radar americani nella zona di Niscemi. A fianco dei quali si è schierato anche il movimento nazionale in difesa dell’acqua pubblica. A proposito del capitolo Ponte, nonostante la realizzazione dell’infrastruttura stabile fra Sicilia e Calabria, sembrerebbe volgere al tramonto, i manifestanti hanno deciso di tornare ad “animare” le strade per due ragioni: scogliere la società Stretto di Messina e non pagare nessuna penale milionaria (300 i milioni di “rimborso”calcolati dal governo Monti”) ad Eurolink, il General Contractor: «Quei soldi piuttosto –hanno ribadito i no pontisti durante la “passerella-corteo” – vengano utilizzati per mettere in sicurezza i nostri territori. Per anni è stata alimentata, a suon di milioni, l’illusione di un progetto irrealizzabile. Ora è il momento di mettere un punto. Definitivo». E ancora: «Bisogna avviare un’azione di responsabilità contro gli amministratori della “Stretto”, costata ai contribuenti proprio 600 milioni di euro. Il costo per la realizzazione del collegamento fra la sponda siciliana e quella calabrese è arrivato a 8,5 milioni di euro, più del doppio di quello con cui il contraente, capeggiato da Impregilo, ha vinto la gara». Non a caso, parlando del futuro progettuale dell’opera, abbiamo utilizzato il condizionale. Sebbene, infatti, le ultime circostanze (il no al decreto di proroga del termine per la stipula del contratto aggiuntivo tra Eurolink e Stretto di Messina), abbiano praticamente reso realtà lo slogan “no ponte”, nei giorni scorsi la Commissione speciale di Via (Valutazione di incidenza ambientale) del Ministero dell’Ambiente, chiamata ad esprimersi sull’impatto ambientale del Ponte, si è avvalsa della “facoltà” di non emettere parere. Un giudizio negativo, secondo quanto sostenuto dalle associazioni ambientaliste, avrebbe invece potuto rappresentare un elemento in più a favore del Governo, in fase di contenzioso legale con Eurolink. La non decisione della Commissione, giunge peraltro a qualche giorno di distanza da un’altro provvedimento, definito surreale da Legambiente, con cui il Ministero per i beni e le attività culturali ha invece si emesso un parere, favorevole, al progetto definitivo del Ponte.

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