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Parcheggio riservato?
Lo paga il disabile

 «Vuoi il mio posto? Prendi il mio handicap!», recita il cartello piazzato di fronte Palazzo Zanca per segnalare il parcheggio riservato ai disabili. È stata la passata amministrazione a voler aggiungere questa frase un po’ ironica un po’ “moralizzatrice” al canonico cartello. Adesso, però, il Comune dovrebbe aggiungerne un altro, di cartello: «Vuoi questo posto? Paga ». Proprio così. In questi mesi di profonda crisi, in cui raschiato il fondo del barile si punta direttamente al fondo delle tasche dei messinesi con l’aumento di tutto l’aumentabile – dall’Imu alla tassa sui rifiuti, dal canone per l’occupazione suolo alla tariffa per l’acqua, fino ad arrivare persino al canone per la concessione dei loculi del cimitero – pensavamo di averle viste tutte. Adesso arriva l’ennesimo provvedimento, un po’ sottotraccia, passato quasi inosservato, ma che non può non suscitare quantomeno sorpresa. Parliamo, come si sarà capito, degli spazi di sosta personalizzati per invalidi «in zone ad alta densità di traffico». E di una determina firmata nei giorni scorsi dal dirigente del dipartimento Mobilità urbana e viabilità del Comune. Il provvedimento risponde alla necessità di «stabilire le modalità di assegnazione di spazi di sosta personalizzati per invalidi». Elencati i vari criteri da rispettare, si arriva al punto in cui si affronta il nodo dei costi. Ed è qui che scatta la sorpresa. Il dirigente stabilisce che «il costo relativo alla realizzazione e alla manutenzione della segnaletica stradale, sia verticale che orizzontale, di individuazione e delimitazione dello spazio di sosta, nonché le relativa rimozione sono a totale carico del beneficiario ». Insomma è il disabile che fa richiesta a dover pagare l’installazione del palo, del cartello, la realizzazione delle strisce gialle e persino la «manutenzione». E per far questo lo stesso «dovrà avvalersi necessariamente della ditta di segnaletica che al momento della concessione svolge il servizio di manutenzione della segnaletica per questo dipartimento, la quale applicherà obbligatoriamente gli stessi prezzi praticati all’amministrazione comunale». E, beninteso, «in caso di decesso del beneficiario, la rimozione della segnaletica è a totale carico degli eredi e, in caso di inadempienza, provvederà l’amministrazione comunale con addebito del relativo costo». Il costo di cui si parla non è certamente proibitivo, ci si aggira sul centinaio di euro, forse meno. Ma proprio per questo appare paradossale che Palazzo Zanca voglia risparmiare anche in un campo in cui, piuttosto, è proprio il Comune ad essere in debito con i disabili messinesi, che si trovano a vivere in una città che presenta barriere architettoniche ad ogni angolo di strada, a partire proprio dal municipio stesso. Un concetto che il presidente del consiglio comunale, Pippo Previti, cercherà di sottolineare nei prossimi giorni, avendo preannunciato l’intenzione di scrivere una lettera e di inviarla al commissario Croce chiedendo l’immediata revoca del provvedimento dell’ing. Pizzino. «Mi sembra assurdo che chi già vive un profondo disagio debba pure pagare per ottenere un diritto», il concetto espresso da Previti, che evidenzia un altro passaggio della determina che complica, anziché semplificare, le procedure da seguire in questi casi. Tra i criteri previsti per poter richiedere il contrassegno personalizzato, infatti, oltre all’invalidità con “capacità di deambulazione impedita”, all’indisponibilità di uno spazio privato fruibile, all’abilitazione alla guida con patente speciale e al possesso di un veicolo munito dei prescritti adattamenti, bisogna «opportunamente documentare » la necessità di «frequenti spostamenti sul territorio comunale per motivi di salute, di lavoro o di studio», rendendo non più sufficiente il certificato dell’Asp. Come regolamenta la questione la legge? Stabilendo che il Comune «può, con propria ordinanza, assegnare a titolo gratuito un adeguato spazio di sosta individuato da apposita segnaletica». Già, “può”. Non “deve”. Una facoltà che il Comune ha interpretato a modo suo.

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