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La città a Crocetta:
sciogli subito
l’Ente Porto

Forse per la prima volta in assoluto la città di Messina, nelle sue rappresentanze istituzionali e sociali, si è pronunciata con chiarezza su quello che dovrà essere il futuro della Zona falcata. E questo è avvenuto grazie al ruolo di “cabina di regia” svolto dal prefetto Stefano Trotta che ieri mattina ha riunito attorno al tavolo Autorità portuale, Ente autonomo regionale, Provincia, Comune, Agenzia del Demanio, Soprintendenza, Confindustria, Confcommercio, Ordini degli ingegneri e degli architetti, segreterie generali di Cgil, Cisl e Uil. Il segnale che arriva dal vertice in Prefettura è inequivocabile: la Falce va restituita alla città, il contenzioso tra enti deve essere risolto immediatamente e l’unico modo per farlo è la soppressione dell’Ente Porto, relitto di un passato da mettersi definitivamente alle spalle. La richiesta, che verrà inoltrata, tramite il prefetto, alla Regione siciliana, non ha ragioni per non essere accolta. L’Ente Porto nacque 60 anni fa per effetto della legge istitutiva del Punto Franco risalente al 1951. Ma la sua costituzione avvenne per decreto del presidente della Regione e quindi un analogo decreto può tranquillamente porre fine a questo equivoco ultradecennale. L’Ente Porto aveva una sola finalità: attuare il Punto Franco nelle aree della Zona falcata. Il Punto Franco non è mai stato attuato, l’insediamento di nuove attività industriali nel cuore della Falce non è più proponibile (si pensi piuttosto a difendere a tutti i costi quel che resta della nostra gloriosa Cantieristica navale!), vi sono aree che sono state sottoposte al vincolo monumentale, paesaggistico e ambientale e, nel frattempo, come è avvenuto in tutt’Italia (e anche nelle Regioni a statuto speciale), sono nate le Autorità portuali, strumenti di legge molto più flessibili e dotati di autonomia finanziaria rispetto ai vecchi Enti. Ecco spiegata, dunque, la necessità di agire sul piano politico e su quello normativo, in modo da consentire alle istituzioni cittadine di programmare – senza dar vita a insensati piani di speculazione edilizia –il rilancio futuro della Zona falcata, che passa dai piani di bonifica, risanamento ambientale, riqualificazione urbana e valorizzazione delle sue vocazioni legate all’utilizzo del mare e agli straordinari beni storico-monumentali e paesaggistici che caratterizzano questo lembo di terra. Lembo di terra che è anche lo scrigno dei miti della greca Zancle ed è lo specchio nel quale la Messina dei prossimi anni deve necessariamente riflettersi, se vuol riprendere in mano il filo dei propri destini. Tutti d’accordo o quasi, nel chiedere la soppressione dell’Ente Porto. L’unico a non poterlo fare è evidentemente il commissario ad acta dello stesso Ente, l’ing. Bruno Manfrè, che prendendo atto della volontà comune dei partecipanti al vertice, ha anche sottolineato «che l’Ente Porto non può essere considerato come unica causa del mancato sviluppo dell’area». Vi sono state gravissime corresponsabilità, su questo ha perfettamente ragione Manfrè, e non solo nel lontano passato, ma ancora oggi vi sono ambienti, a Palermo e a Messina, che remano contro ogni ipotesi di “rigenerazione urbana”, perché intendono mantenere lo “status quo” a San Raineri e dintorni, così da alimentare i propri traffici e affari (e nel degrado, si sa, l’illegalità trova terreno fertile...). Ma adesso si guarda avanti e si confida nelle imminenti decisioni del governatore Crocetta. «È stata una riunione proficua e finalmente possiamo definirlo un primo passo – afferma il segretario generale della Cisl Tonino Genovese –, perché per la prima volta tutti i soggetti interessati, forse con il distinguo del presidente della Camera di Commercio, si sono formalmente dichiarati favorevoli allo scioglimento dell’Ente Porto e al passaggio di aree e competenze all’Autorità portuale. La soppressione dell’ente, dunque, è il primo passo, al quale dovranno seguire l’approvazione del Piano regolatore portuale e l’immediata cantierizzazione di tutte le opere con progetti già esecutivi a cura dell’Autorità portuale con risorse disponibili. Bisogna procedere subito alla demolizione dell’inceneritore, alla bonifica delle aree con presenza d’inquinanti, alla riqualificazione e rifunzionalizzazione, attraverso finanziamenti regionali e comunitari, dei siti storici e archeologici della Zona falcata. Il futuro di Messina parte da qui, dalle aree della Fiera e dalla riappropriazione delle zone ferroviarie non più utilizzate, attraverso la conquista dell’affaccio a mare». Soddisfatti ovviamente i rappresentanti dell’Autorità portuale, il presidente Antonino De Simone e il segretario generale Francesco Di Sarcina. E l’assessore provinciale Michele Bisignano (a rappresentare il Comune era invece il comandante della polizia municipale Calogero Ferlisi) ritiene il vertice di ieri a Palazzo del Governo «un segnale importantissimo». Non vi sono più solo “voci isolate”, testimoni di battaglie considerate perdenti, ma un coro di enti, istituzioni, forze sociali e anche gente comune (come dimostra la massiccia presenza, malgrado le avverse condizioni meteo, di cittadini alla visita guidata del Forte San Salvatore avvenuta domenica scorsa nella Falce, su iniziativa del network “Zda”). «Credo che si sia giunti a un punto di svolta –commenta Bisignano –, ora Crocetta ha il mandato per agire a nome e per conto di una città che non può e non vuole più subire passivamente le scelte calate dall’alto. Vi sono due strade, che avevamo già indicato nei mesi scorsi: o la firma di un decreto di revoca del provvedimento che diede vita all’Ente Porto o l’approvazione di un disegno di legge, già agli atti dell’Assemblea regionale siciliana, per lo scioglimento dell’Ente autonomo regionale e per il passaggio delle aree nelle competenze dell’Autorità portuale, con la supervisione della stessa Regione e degli enti locali, Comune e Provincia in testa».

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