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Mani nelle tasche
dei messinesi

Tagli ai costi, aumenti delle entrate. La formula, quando c’è da risanare un’azienda o un ente, non può che essere questa. Palazzo Zanca rientra perfettamente in questo quadro, ma quando si parla di aumenti delle entrate, si parla anche e soprattutto di aumenti delle spese per i cittadini. Detto in altri termini, per salvare il Comune sarà necessario mettere mani nelle tasche dei messinesi. C’è anche questo nel corposo piano di riequilibrio finanziario pluriennale “partorito” dal ragioniere generale Ferdinando Coglitore e firmato lunedì dal commissario Luigi Croce, piano dal quale passa la concessione dei due prestiti “salva-Messina”, quello dello Stato (poco oltre 50 milioni di euro) e quello, strettamente legato al primo, della Regione (minimo 33 milioni, massimo 40). Una quarantina di pagine, al netto degli allegati, zeppe di numeri. Detto del più che probabile aumento delle tariffe dell’Amam, dell’Imu e della Teres (la nuova tassa sui rifiuti), ad incidere e non poco saranno i cosiddetti servizi pubblici a domanda individuale. Tradotto: asili nido, impianti sportivi, mense scolastiche, mercati, scuolabus, spettacoli, disinfestazione, assistenza. In totale nel 2012 il Comune ha speso, per questi servizi, 14,5 milioni di euro, incassando solo 1,2 milioni. Una copertura, dunque, dell’8,82 per cento. Nel 2013 la copertura dovrà schizzare al 36 per cento, un aumento vertiginoso che nei dieci anni porterebbe ad un incremento delle entrate, per il Comune, di 39,5 milioni, ma che d’altra parte comporterà un aumento proporzionale delle tariffe per i cittadini. Semplificando, se ieri, a fronte di un servizio che al Comune costava 100 euro, se ne pagavano meno di 9, oggi se ne dovranno pagare 36. Anche se poi ci sarà una differenziazione servizio per servizio. Ovviamente, si legge nel piano, «l’incremento determinerà un decremento della richiesta a causa dell’aumento della contribuzione », ecco perché la previsione finale delle maggiori entrate che si avranno nei dieci anni scende a 35,6 milioni. Tra i servizi che subiranno certamente aumenti importanti ci saranno quelli che hanno comportato entrate di gran lunga minori alle spese. Ad esempio il trasporto alunni: 10 mila euro di incassi a fronte di spese per 500 mila. O ancora, gli asili nido, 30 mila euro introitati per 535 mila euro spesi. Anche le tariffe degli impianti sportivi dovranno essere ritoccati, avendo portato nelle casse comunali appena 91 mila euro, nonostante un’uscita di 1,5 milioni. Altri numeri. Entro il 28 febbraio dovrà essere concluso il riaccertamento di tutti i residui attivi e passivi. Nel 2012 i residui attivi, (anni 2006 e precedenti), ammontavano a 46,6 milioni. I debiti fuori bilancio arrivano 78,3 milioni: si pensa ad un piano, previo accordo con i creditori, con pagamenti spalmati in non più di 5 anni. Una transazione è prevista anche con MessinAmbiente (debito di 1,7 milioni), mentre ammontano a 15,3 milioni i crediti del Comune nei confronti dell’Amam. Ci sono poi i debiti non censiti, «il cui esito è incerto»: ammonterebbero a 200 milioni ma nel piano è stata prevista una somma preventiva di 120 milioni. Il commissario ha dato, inoltre, mandato agli uffici di predisporre un nuovo piano di dismissioni patrimoniali, ci saranno meno spese per i mutui (già nel 2013 ci sarà un risparmio di 514 mila euro). Sacrifici, dunque, per salvare il Comune. Purché in futuro nuove cattive gestioni non lo rigettino nel baratro.

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