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Cus-Ateneo, si
lavora all’intesa

Il Consiglio di Amministrazione dell’Università ha dato mandato al rettore Franco Tomasello e al direttore generale Franco De Domenico di incontrare i rappresentanti del Cusi e presentare una proposta per individuare un percorso che possa portare alla riorganizzazione dello sport universitario e a una soluzione per il Cus Messina. Cosa questo significhi nel concreto è ancora presto per dirlo, ma c’è la volontà di trovare un’intesa e mettere la parola fine a una vicenda che rischia di macchiare anche l’immagine dell’Ateneo peloritano. Certo è che il percorso è tutt’altro che facile. «Aspettiamo di conoscere la proposta del Cusi – ha chiarito ieri sera, dopo il CdA, il rettore Tomasello – e verificare se ci sono le condizioni per intavolare un discorso che possa essere condiviso da entrambe le parti. Certamente il Cus rappresenta una fetta importante dello sport universitario ma al contempo non possiamo rinnegare la nostra storia e quanto fatto nel recente passato con UnimeSport. Ci sono delle ipotesi in campo, che prevedono la possibilità di salvare il Cus Messina, ma il Cusi deve ovviamente fare la sua parte. A quel punto anche l’Ateneo non si tirerà indietro». Il rettore non si sbilancia più di tanto, anche perché nei prossimi giorni dovrebbe essere in programma un incontro a Roma tra i vertici del Centro universitario sportivo italiano durante il quale si parlerà della situazione di Messina. Dalla capitale dovrebbe arrivare la proposta che poi passerà al vaglio dei vertici dell’Ateneo. Nei giorni scorsi, già, una prima ipotesi è stata definita su carta dal presidente del Cusi, Leonardo Coiana, ma siamo ancora lontani da un accordo. Se ne saprà di più nei prossimi giorni. Tomasello una cosa la dice chiaramente: «È chiaro che dei dipendenti (che aspettano quasi 30 mensilità arretrate) dovrà occuparsi il Cus che è competente, l’Ateneo non può far nulla ». Ma è nel complesso che il rapporto Cus-Università dovrà essere rielaborato. Allo stato attuale, infatti, il Centro Universitario sportivo ha un buco superiore ai quattro milioni di euro che pesa notevolmente sul suo futuro. Un buco che qualcuno dovrà pur ripianare in qualche maniera. Ma con quale prospettiva? È proprio questo il nodo e la domanda a cui bisognerà dare una risposta in tempi stretti. Il Cus è certamente un marchio storico dello sport messinese e più in generale dell’Ateneo e in molti all’Università vorrebbero tenerlo in vita. Ma al contempo c’è la consapevolezza che andare avanti comporterebbe più di qualche rischio sotto il profilo economico- finanziario sia per il debito accumulato che per la difficoltà di attrarre fondi nel futuro. Sull’altro versante c’è Unime- Sport, il centro di spesa dell’Ateneo, che in questi anni ha il grande merito di aver gestito la Cittadella Universitaria consegnandola alla città dopo decenni, ma che non può godere dei vantaggi del Cus Messina sotto il profilo della gestione. Basti guardare quanto accaduto nei mesi scorsi con Unime- Sport che ha avuto bisogno di far ricorso al Cus Messina per l’individuazione del personale da utilizzare negli impianti della cittadella dell’Annunziata. Accordo saltato, dopo qualche mese, per i problemi economici del Cus con tanto di rischio chiusura della Cittadella scongiurato all’ultimo istante. Sullo sfondo anche il buco (circa 400 mila euro) dei Campionati nazionali universitari organizzato dal Cus Messina in collaborazione con l’Ateneo e la Regione, con quest’ultima che si è lavata ben presto le mani. Una matassa intricata nella quale è molto complicato trovare il bandolo. Ci riusciranno Cusi e Ateneo?

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