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Nuovo interrogatorio
per l'avv. Cattafi

cattafi

Si è tenuta a Roma, nella sede della Direzione Nazionale Antimafia, una riunione di coordinamento delle indagini sulla trattativa Stato-mafia tra le Procure di Firenze, Caltanissetta e Palermo. All'incontro, servito per fare il punto sull'inchiesta e sulle differenti posizioni dei tre uffici giudiziari sul presunto patto tra le cosche e le istituzioni, ha partecipato il capo della Dna Piero Grasso. Sulla trattativa sta indagando la Procura di Palermo, ma il tema è stato oggetto anche delle inchieste condotte dalla procura di Firenze e da quella di Caltanissetta sulle stragi del '93 e su quelle di Capaci e Via D'Amelio. E' stata fissata al 29 ottobre l'udienza preliminare che dovrà decidere sul rinvio a giudizio di 12 persone imputate nel fascicolo sulla trattativa: i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e Nino Cinà, il pentito Giovanni Brusca, gli ufficiali dei carabinieri Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, Massimo Ciancimino, i politici Nicola Mancino, Marcello dell'Utri e Calogero Mannino. Mancino risponde di falsa testimonianza e Ciancimino è accusato di concorso in associazione mafiosa, per gli altri imputati l'accusa è di minaccia a corpo politico dello Stato. Entro il 29 i pm faranno nuovi depositi di atti che dovrebbero riguardare l'attività d'indagine effettuata dopo la richiesta di rinvio a giudizio. Tra gli atti che potrebbero finire nelle ponderosa mole di carte - 120 faldoni - messa a disposizione del giudice e delle parti, anche gli interrogatori dell'ultimo testimone della trattativa: l'avvocato-boss Rosario Pio Cattafi a capo della cosca di Barcellona Pozzo di Gotto. I pm di Palermo torneranno a interrogarlo domani nel supercarcere de L'Aquila. Da alcune settimane al 41 bis, Cattafi ha dichiarato prima ai magistrati messinesi, poi a quelli del capoluogo siciliano di avere avuto rapporti con uno dei personaggi chiave della trattativa, l'ex vicecapo del Dap Francesco Di Maggio. Il legale-boss avrebbe anche delle registrazioni di due conversazioni con Di Maggio, uno dei principali artefici, nel 1993, della revoca del carcere duro a oltre 300 mafiosi, segnale che, secondo l'accusa, sarebbe stato lanciato ai clan per favorire la trattativa che avrebbe dovuto fare cessare le stragi mafiose. Durante un periodo di detenzione Cattafi avrebbe avuto un incarico da Di Maggio.(ANSA).

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