Cinquant’anni, un curriculum di tutto rispetto, oggi è vicepresidente dell’Ordine degli architetti di Messina. Collabora con l’Ateneo spagnolo di San Sebastián dov’era arrivata anche grazie a una borsa di studio della Fondazione Bonino-Pulejo, ma con l’Università di Reggio non ha più niente a che fare. «Eppure ero entusiasta di partecipare a quella selezione», dice Clara Stella Vicari Aversa, l’architetto messinese che con la sua denuncia ha scoperchiato il “sistema Mediterranea” dei concorsi pilotati.
“Quella selezione” risale al 2008, è ancora clamorosamente aperta e riguarda un posto di ricercatore alla facoltà di Architettura. Decine di ricorsi vinti alla giustizia amministrativa, una denuncia penale e quattordici anni dopo, proprio su quel concorso è ora la Procura della Repubblica a mettere in fila una serie di ipotesi di reato che scuotono i vertici dell’Università reggina con l’interdizione del rettore Santo Marcello Zimbone, del prorettore Pasquale Catanoso, di altri quattro docenti e due funzionari.
L'architetto messinese si racconta alla Gazzetta del Sud. E racconta di un concorso che è diventato un gioco dell'oca, con concorsi, ricorsi vinti, nuove commissioni e nuovi ricorsi che si sono incredibilmente ripetuti per anni. Una tela di Penelope che ancora non ha una fine. "Tornei a lavorare alla Mediterranea. E' quello che desideravo fare 14 anni fa, certo le condizioni sono cambiate. Ma l'ho fatto per la giustizia e per spiegare a mia figlia che esistono dei diritti che vanno difesi. Non è facile dirle oggi, studia perché il merito ti premierà. La mia storia è complessa, ma io credo che si debba andare avanti per questa strada oppure riformare il sistema universitario completamente. Non possiamo prenderci in giro e prendere in giro le persone".
Caricamento commenti
Commenta la notizia