Attese risposte dal tessuto economico locale, dagli imprenditori che negli ultimi anni, forse per i paradossali dualismi venutasi a creare in Serie D o anche per l'emergenza Covid, sono rimasti lontano dal Messina. Ora le cose sono decisamente e fortunatamente più chiare e l'Acr, dopo un percorso che sembrava essersi complicato dopo il ritorno tra i Pro, ha raggiunto una salvezza importante per tutto il movimento sportivo cittadino. Si avvicina il tempo di scrivere il futuro e chi vuole può, dare un segnale concreto sostenendo il progetto. Il presidente Pietro Sciotto ha aperto le porte nei giorni scorsi: partecipazioni societarie, sponsorizzazioni, trattative, qualsiasi cosa per dare un futuro più solido al club. Sobbarcarsi un'altra stagione dispendiosa, addirittura alzare l'asticella come chiesto dai più, sarà molto complesso se la sua famiglia sarà lasciata solo al timone senza sostegni. E un ulteriore “isolamento” potrebbe anche aprire scenari uggiosi da evitare assolutamente.
L'appello è rivolto alla classe imprenditoriale ma non solo. Anche a quella politica. Presa totalmente dall'imminente tornata elettorale, così solo marginalmente interessata al futuro della società giallorossa che milita in Serie C. Sapere cosa pensano gli amministratori è importante sul piano “strategico” m a anche pratico. In ballo c'è la valorizzazione e la gestione dei due stadi, il “Franco Scoglio” (al momento al centro di un contenzioso tra Fc e Comune) e “Giovanni Celeste” (in condizioni pessime, da riqualificare tramite i fondi del Pnrr?).
Le strutture sono un problema annoso, oltre che gravoso, se si pensa che prima squadra e giovanili nazionali del Messina sono state praticamente costrette a migrare a Santa Lucia del Mela per poter contare su un campo, lo “Scirea”, in condizioni ottimali per le esigenze del club.
I candidati sindaco come pensano di supportare il Messina? Come intendono sfruttare e valorizzare i due principali impianti sportivi, patrimonio dell'Ente? «Ci aspettiamo che se ne parli - ha ammesso il presidente Pietro Sciotto -, vorremmo capire i vari candidati cosa pensano della squadra che è della città, se si rendono conto che fare calcio in un capoluogo come il nostro è molto difficile». Vedremo se qualcuno si farà vivo, perché la pianificazione a medio-lungo raggio passa anche da questi ambiti, «da uno stadio tra i pochi al mondo senza nemmeno una copertura».
Unire le forze, fare quadrato, è anche questo. Compattare il fronte interno: «Alla fine non ci vuole chissà cosa per arrivare ai playoff o togliersi qualche soddisfazione, pianificare e trovare le chiavi giuste che noi siamo riusciti a raggiungere dopo un avvio difficile - ha aggiunto il presidente -. Mi prendo io le responsabilità iniziali perché le scelte sono mie, ho sbagliato valutazioni ma poi nel mercato invernale anche i meriti di avere trattenuto alcuni elementi che di fatto erano già partiti come Russo, Fofana o Fazzi». L'esperienza potrebbe evitare alcuni sbagli sul piano “tecnico”, ma prima vanno concluse le valutazioni programmatiche. Passa tutto da lì.
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