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Festeggiamenti a Messina in onore di S. Francesco di Paola e S. Giorgio martire

Sono tornate dopo la pausa pandemica le celebrazioni per il protettore dei marinai a Santa Maria dell’Arco e a Briga per quello dei cavalieri

Francesco di Paola e Giorgio martire: figure di santi che esprimono la lunga tradizione di fede e devozione incisa nella storia della comunità messinese. L’uno – compatrono della città e protettore dei naviganti e dei pescatori – l’altro – patrono dei cavalieri, dei soldati, degli schermitori, degli arcieri e degli Scout – venerato nel villaggio di Briga superiore. Due tradizioni riprese nel segno della rinascita dopo il lungo stop legato al Covid, coincise ieri, nella seconda domenica dopo Pasqua, tradizionalmente scelta dalla comunità Santa Maria dell’Arco per celebrare il santo paolano e giorno della memoria liturgica del martire della Cappadocia il cui culto sembra sia stato portato a Messina dai bizantini. E’ stato il suono festoso delle navi nello Stretto ad accogliere l’uscita di San Francesco di Paola dalla chiesa di viale della Libertà, accompagnata dai bambini con i palloncini colorati, la confraternita intitolata al santo, con il parroco mons. Letterio Gulletta e l’assistente ecclesiastico don Roberto Romeo.
Al grido di “evviva u santu patri” il simulacro, retto a spalla dai portatori, ha percorso le vie limitrofe. Nella celebrazione solenne del mattino il vescovo ausiliare mons. Cesare Di Pietro, che ha sottolineato l’austerità dell’itinerario di fede intrapreso dal santo taumaturgo, fondatore dell’ordine dei Minimi - che a soli dieci anni fu consacrato al Signore ad Assisi e indossò il saio francescano – e la capacità di abbandonarsi alla fiducia di Dio così tanto da attraversare lo Stretto sul suo mantello.
Una figura di santità che attualizza, nel contesto storico funestato dalla guerra, il carisma di carità orientato all’edificazione della pace, tanto quanto quella di San Giorgio, che con la croce in mano e in sella al suo cavallo, personifica la lotta contro il male, raffigurato nel drago che sta ai piedi. Il plesso statuario custodito nella chiesetta di Briga assieme a un frammento osseo del santo, risale al 19mo secolo. Si deve al parroco mons. Nicolò Freni la volontà di aver nel tempo ravvivato il culto facendo conoscere meglio questa figura, il cui esempio “è un monito al coraggio e alla forza di lottare contro i mali del secolo attuale”, come ha detto lo stesso sacerdote. San Giorgio ha sfilato per le viuzze del paesino, salutato a festa dai fedeli che hanno addobbato i balconi delle case con l’effigie del santo. Ad animare i cortei, le bande di Santo Stefano Briga diretta da Tommaso Bellinghieri e Giuseppe Verdi di Bordonaro diretta da Alberto Famà. Al termine della processione di San Francesco di Paola, l’associazione dei portatori ha offerto la rappresentazione de “U cavadduzzu e l’Omu sabbaggiu”, una lotta danzata tra i fuochi simbolo dell’incontro dell’uomo con la natura, mentre a Briga, dopo la benedizione del parroco alla comunità con la reliquia di san Giorgio, si è svolto il tradizionale spettacolo di giochi pirotecnici.

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