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Da El Salvador a Falcone, la storia di Stefano: 40 anni di attesa per riabbracciare la mamma

La storia di Stefano Jaime Bucolo, costretto da piccolo a lasciare il paese dell’America centrale. Fu adottato da una famiglia di Falcone

La storia di Stefano Jaime Bucolo è la stessa di tanti bambini salvadoregni che negli anni 80, quasi tutti in età prescolare, salutarono la propria terra natia alla ricerca di un futuro migliore, lontano dalla guerra civile che impazziva tra le strade della capitale San Salvador, che per oltre un decennio scavò un solco tuttora profondo tra le centinaia di migliaia di famiglie della piccola ma popolosa nazione centroamericana.
A Falcone dal 1985, giunto all'età di 5 anni, grazie all'amore della sua famiglia adottiva, mamma Nunziatina e papà Francesco, e alla tenacia e alla forza di chi diventa uomo prima del suo tempo, oggi Stefano è un professionista affermato, fisioterapista e titolare di un centro medico specializzato che opera nella comunità falconese, marito e padre di due splendidi bambini, ai quali ha promesso sempre di riuscire a realizzare il sogno di riabbracciare l'altra nonna, sua madre naturale, i suoi fratelli e le sue sorelle (il padre è deceduto quando Stefano aveva poco più di due anni).
Nonostante le beghe diplomatiche, la burocrazia lenta, le farraginose norme internazionali e le ridotte possibilità economiche, oggi è riuscito a riabbracciare la madre Mercedes dopo quasi quarant'anni, dando materia e densità al suo sogno e a quello della donna, che hanno raggiunto il proprio apice con il lungo e commovente abbraccio all'aeroporto di Catania, dove l'anziana donna è arrivata venerdì scorso in compagnia di uno dei suoi sette figli, Noe, uno dei quattro eredi che la donna ha avuto dalla seconda relazione.

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