Capo Peloro è un trionfo di blu dalle mille contraddizioni, è la punta del diadema di una municipalità, la VI, che conta oltre 30 chilometri di costa minacciata, per molti tratti, dall'erosione. Incorniciata nel meraviglioso borgo marinaro di Torre Faro, Punta Peloro è un luogo unico al mondo, incrocio tra due venti e tra due mari, in cui si rincorrono mante, delfini e balene, ma è anche quello Stretto che, qualche anno fa, è stato indicato dall'Università di Barcelona come l'area, che a livello mondiale, ha la più alta densità di rifiuti sul fondale.
Jonio e Tirreno
Il territorio della VI municipalità si affaccia su due versanti, quello jonico inizia a Paradiso, arriva fino al Pilone ed è caratterizzato da acque fresche che si adagiano su un lunghissimo fazzoletto di spiaggia interamente balneabile, negli ultimi dieci anni protagonista di una vera e propria rivoluzione, con la nascita di decine di stabilimenti che d'estate accolgono una miriade di bagnanti. Dall'altra parte c'è il caldo e mite mar Tirreno che bagna il versante nord della Sicilia dal Pilone fino Mortelle, Casabianca, Acqualadroni, San Saba, Marmora e Ortoliuzzo, frazioni che storicamente hanno rappresentato rifugi e dimore estive del messinese, ma il cui arenile, spesso, è stato negato proprio a causa della chiusura degli accessi al mare da parte di privati. A dividere i due versanti, sulla spiaggia di Capo Peloro, svetta “u Piluni”, venerato ex traliccio dell'Enel che sogna un futuro da Tour Eiffel, ma intanto è indiscusso simbolo di Messina. E in effetti quest'area è la sintesi perfetta di una città crocevia, sfortunata e bellissima. Arrivando alla “Punta” la caratteristica è quella del mare caldo e freddo, una sorta di spa naturale fatta di “docce emozionali” in mezzo alle correnti. Di un mare che è mito.
Mare e Mito
Da Cariddi a Colapesce, dalla fata Morgana all'Orcaferone, Capo Peloro non è soltanto bellezze naturali, ma tradizioni e leggende ispirate dal mare. Infondo le caratteristiche dello Stretto nascono tutte qui: dove un mostro marino ha creato gorghi e correnti, dove un ragazzo di nome di Nicola è diventato la “colonna sottomarina” che regge la Sicilia e ogni tanto, muovendosi, genera terremoti. Ci sono le magiche visioni della Fata Morgana che fanno sembrare una leggera passeggiata la traversata da Messina e Reggio. C'è l'Orcaferone, temuta e amata visione simbolica dell'immensa rovina che ci insegna le metamorfosi di uomini e luoghi. Proprio come Torre faro.
Servizi, pulizia, food e paesaggio
"Fino a vent'anni fa era una giungla - racconta chi ha creduto fin da ragazzo alle bellezze di questo angolo di sconfinato blu - con le auto che parcheggiavano sulla spiaggia". Ma da allora qualcosa è cambiato: nel 2001, assieme ai due laghi di Ganzirri, è stata riconosciuta riserva naturale orientata e da lì è cominciato un progressivo, ma non ancora concluso, viaggio verso il meglio. Dalle escursioni in feluca a quelle in barca sui laghi di Ganzirri, dal trekking sulle vicine colline, alle colorate tavole da kyte e da wind surf soffiate dai venti, passando per eventi come il Festival degli aquiloni e l'Horcynus Fest, Capo Peloro, non è ancora una bandiera blu, ma può vantare una serie di attrattive che lo rendono un vero e proprio paradiso del turista con un'offerta ampiamente diversificata. Da quest'anno all'interno del borgo marinaro è stata realizzata anche un'isola pedonale che sfrutta il grande parcheggio Torri Morandi e un bus navetta gratuito che fa il giro del paese ogni 40 minuti. Anche grazie alla presenza di diverse strutture balneari la spiaggia, anche quella libera, è quasi sempre pulita. Ci sono due docce pubbliche gratuite, ma attualmente non sono funzionanti, mentre per quanto riguarda il food c'è solo l'imbarazzo della scelta: dal pesce ai prodotti tipici messinesi, tra cui l'ineguagliabile granita, alcune delle attività di ristorazione presenti tra Torre Faro e Ganzirri rappresentano delle eccellenze culinarie che possono spaziare da bar a locali per aperitivi, da pizzerie a ristoranti di pesce, tutti rigorosamente caratterizzati dalla proposta di prodotti locali. Sul paesaggio c'è realmente poco da dire, forse solo che, nonostante il tanto, è ancora poco, perchè il potenziale sarebbe molto di più.
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