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Torna la "grande spiaggia" a Capo d'Orlando, la sabbia come neve sulle piste

L'ultima mareggiata ha finito di spalmare sulla riviera del centro e di San Gregorio i 10.000 metri cubi di sabbia

Ritorna la spiaggia sul litorale orlandino penalizzato in questi anni dall'erosione. L'ultima mareggiata ha finito di spalmare sulla riviera del centro e di San Gregorio i 10.000 metri cubi di sabbia che i camion avevano depositato prelevandoli a Bagnoli, alle spalle del molo di sopraflutto del porto di San Gregorio. Ma certo quello che ha permesso un riallineamento della costa con l'allargamento della spiaggia è stato l'intervento complementare di eliminazione dei due piccoli pennelli che si prolungavano sul mare tra la via Umberto e la via dell'Ospizio.

Ciò ha permesso ai flussi di sabbia che le correnti trascinano da ovest di continuare il percorso e giungere sino al faro ricostituendo parte della spiaggia erosa. Certo ancora l'arenile non ha raggiunto l'ampiezza di trent'anni fa quando c'erano almeno 50 metri di spiaggia ma si è dimostrato come solo con interventi naturali, in questo caso il rifornimento di sabbia, ed evitando opere rigide, la spiaggia può essere salvaguardata. Interventi naturali che Legambiente Nebrodi ha sempre auspicato tanto che ha dato l'input al “Contratto di costa” siglato tra 14 comuni dei Nebrodi e la Regione per la tutela di 84 km di litorale, rispetto al quale l'intervento realizzato in questi giorni è propedeutico.

Sottolinea ora Enzo Bontempo, presidente onorario del sodalizio: «È necessario mettere in atto quegli interventi di difesa morbida che, assecondando la dinamica naturale di formazione delle spiagge, consentono di colmare il deficit di apporto di inerti dalle fiumare, alimentando le spiagge artificialmente, con versamenti periodici, per garantire alla spiaggia una sufficiente profondità. Insomma, un arenile ampio non solo ci consente di sviluppare l'attività turistica, ma evita anche i danni e le spese ingenti che ci vogliono per riparare le infrastrutture dei lungomare, le condotte fognarie, le reti di cavi elettrici e telefonici, ogni volta danneggiati».

Poi aggiunge: «A chi obietta che questi interventi periodici hanno dei costi, noi diciamo che anche quelli di difesa rigida, con massi e barriere frangiflutti, hanno costi ingenti e, a differenza dei ripascimenti, come abbiamo constatato in questi 20 anni, alterano l'equilibrio naturale di formazione delle spiagge e provocano un dissesto a catena lungo tutta la costa sottoflutto, come ci insegna la storia della provincia».

E conclude: «Dobbiamo entrare nelle stessa ottica delle località turistiche dei campi da sci: quando manca la neve, la riproducono artificialmente. Nessuno dice agli amministratori della Val d'Aosta “ma perché sparare la neve che a primavera si scioglie tutta”, perché proprio così hanno garantito ai loro operatori economici una stagione turistica. Noi abbiamo la fortuna di avere la materia prima, cioè la sabbia, a costo zero in quantità sufficiente per fare una costante manutenzione».

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