Lei, Sharon Scalera, in arte fa "Aura". Perché significa "brezza, vento leggero. Perché quello che amo di più della vita è la musica e il mare, specialmente quel venticello leggero del nostro meraviglioso Stretto. Scegliere, ritrovarmi in questo nome era quasi inevitabile, mi piace pensare che il mio suono sia una carezza come lo è la brezza di mare quando investe i nostri sensi. E di questo devo ringraziare la mia Messina, che mi ha dato la possibilità di vivere sia la musica che il mare!".
Parte da una dichiarazione d'amore Sharon, e arriva nell'orchestra di Sanremo come violista dopo una vita di passione. Dopo i tanti anni, la maggior parte dei suoi anni ("Ne ho 30, ho cominciato a 5") dedicati allo studio. In principio fu il pianoforte, quello strumento che già era in casa perché lo suonava mamma "e insieme duettavamo, è la parte della mia infanzia che amo di più, perché suonare con mia madre è stato un regalo della vita, forse il primo che la vita mi abbia fatto". Poi il violino, perché "il sogno era quello di suonare in orchestra". Quindi la viola, "molto sentimentale, più piena, più calda, è come se mi assomigliasse". Quel suono che è stato la direttrice di tutta la vita fin qui, è cresciuto con lei. Dal conservatorio Corelli alle prime audizioni, dalle lezioni private alle infinite esibizioni, andando qua e là "in attesa di stabilità".
Dei progetti futuri, peggio ancora se sono sogni, meglio non parlare. Ma non per scaramanzia, solo per una sorta di riservatezza, di protezione. In fondo "meglio aspettare di scoprire dove si arriva". Sharon a Messina suona nell'orchestra del Vittorio Emanuele, come aggiunta. Qualcosa di cui andare fieri, un legame su cui puntare. "Messina è la mia città, ci vivrei per sempre. Messina è una meraviglia da cui non ci si stacca facilmente".
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