La chiave è il fanciullino. È il topos pascoliano, simbolo della capacità di meravigliarsi delle piccole cose mantenendo una sensibilità persino infantile, che permette a Dario Brunori, alla soglia dei quarantacinque (e con addosso l’imperitura etichetta di “giovane cantautore”), dopo essere emerso dal magma dell’indie inanellando dischi d’oro e di platino e aver completato il suo primo tour in carriera nei palazzetti con una sfilza di sold out clamorosi, di arrivare a suonare in un posto unico al mondo come il Teatro Antico di Taormina e, anziché mostrare il suo volto maturo di poeta, di vate, di guru – come si è scherzosamente definito in uno dei consueti “siparietti” sul palco – concedersi il lusso di restare leggero e intrattenere un pubblico entusiasta di quasi cinquemila persone con tutto il suo repertorio, non solo di canzoni ma di battute, balletti, finte tirate pseudo-filosofiche, la benedizione a una coppia di “promessi sposi” e anche la storpiatura dei nomi dei suoi musicisti per dare un “tono” internazionale alla Brunori Sas.
Il risultato? Due ore di show strepitoso con gli spettatori in delirio, applausi a scena aperta, un’inusuale standing ovation al termine di una meravigliosa versione di Kurt Cobain, persino la prova delle prime file (tradizionalmente occupate da un pubblico un po’ freddino e che invece si è ritrovato a ballare e scandire il ritmo con i battimani) superata di slancio. «Mi sto emozionando solo a guardarvi», commenta facendo scorrere lo sguardo sulle tribune con la soddisfazione di chi sa di aver fatto centro ma ha l’umiltà e la presenza di spirito di non dare nulla per scontato. E non è un caso che i «Grazie di cuore» siano più frequenti del solito: è una serata che Brunori non dimenticherà facilmente. E probabilmente anche gli spettatori del Teatro Antico, ai quali il cantautore cosentino regala un’esibizione un po’ diversa da quelle viste durante il tour 2022 di “Cip!”: non ci sono grandi variazioni nella scaletta (rientrano, come aveva annunciato in conferenza stampa, brani storici dei suoi live come Secondo me e Le quattro volte ma anche Italian Dandy dal suo primo album Volume 1, esce a sorpresa l’acclamata Arrivederci tristezza) ma non sfuggono gli accorgimenti adottati per venire incontro alle esigenze e all’atmosfera di una location così unica. Sarà l’acustica impressionante del Teatro Antico, sarà il lavoro certosino di Taketo Gohara sulla produzione e al mixer, ma il suono della Brunori Sas è sfavillante, perfetto, pulito come non mai e fa da scenario sonoro ideale alle escursioni del Darione nazionale che gigioneggia, s’atteggia, folleggia.
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