Via alla ricognizione tra speranza e timori nel cantiere della Fiera di Messina, il più ambizioso sul fronte a mare degli ultimi decenni. Un'opera pubblica da 5,2 milioni di euro, che ha fatto da base e trampolino all'altro appalto ormai prossimo all'aggiudicazione: la demolizione-ricostruzione del Teatro in Fiera, da quasi 13 milioni, all'interno della stessa cittadella.
Un appalto che corre sul filo tra il più lusinghiero dei risultati complessivi, per i due terzi del progetto, e un pericoloso impantanamento dovuto ad imprevisti il cui effetto paralizzante va evitato.
Dei tre edifici vincolati, il portale ed il padiglione delle arti e del turismo sono entrambi sulla via del completamento: saranno ammirabili, godibili e fruibili già quest'estate. Il portale già entro qualche settimana, mentre il padiglione, tra l'ex teatro e la fontana - hanno assicurato ieri le imprese Lupò e De Domenico - sarà ultimato entro il 31 luglio. Considerando le difficoltà burocratiche che il progetto su beni culturali vincolati ha dovuto affrontare, a cantieri aperti, si può essere soddisfatti.
Il nodo ancora aggrovigliato è quello che blocca la terza parte del restauro: il grave stato di ammaloramento scoperto già alla fine del 2017, dei pilastri del lungo padiglione centrale “a nave”. Il commissario De Simone, il segretario generale Ettore Gentile e il responsabile del procedimento Massimiliano Maccarone hanno confermato che da mesi sono in corso valutazioni tecniche e legali per assumere una tra le due decisioni alternative possibili: o l'opera di completamento nei termini di legge alle imprese presenti oppure un nuovo progetto con conseguente nuova gara d'appalto. È giunta l'ora di decidere, Messina non può più aspettare e deve uscire dalla palude.
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