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I messinesi Andrea e Fabrizio, due geniali sognatori coi piedi piantati... sul legno

«Andiamo contro la cultura dell'usa e getta. E soprattutto puntiamo alle origini, quando ti legavi sentimentalmente ad un prodotto creato artigianalmente e desideravi tramandarlo di generazione in generazione». Da amici a soci il passo è stato naturale. Andrea Pavone e Fabrizio Lo Faro vivevano le loro vite all’estero e, a un certo punto, hanno posato le valigie decidendo di dare vita a un'ebanisteria nella città dello Stretto. E il quartiere generale dove tutto ha preso vita è contrada Timpazzi, nella zona nord della città. «Ci conosciamo dai tempi del Seguenza    raccontano  i due  – e siamo grandi amici da sempre, insomma  anche se le nostre vite procedevano in posti diversi non ci siamo mai persi di vista». Andrea faceva il fotografo in Tanzania, e la sua vita scorreva tra villaggi turistici e l'immortalare fiori d'arancio e grandi eventi, mentre il suo amico si è conquistato la fama di giramondo.

«Dopo la triennale  avevo abbandonato Messina –  ricorda Fabrizio – per completare gli studi universitari a Siena. E dopo la laurea specialistica e un master in Idrogeologia, sono andato in Australia dove ho lavorato anche come geologo in miniera. Lavoro che ho fatto anche qui, nel nostro Paese,  nelle piattaforme petrolifere. Anche se poi per dieci anni ho sempre  vissuto viaggiando e lavorando, raggiungendo  anche l'Asia». Un anno però è stato importante per gettare le basi e sarebbe diventato un frammento  da ripescare nelle scelte della vita.  Entrambi gli amici si sono ritrovati in patria e discutevano  sulla possibilità di trovare qualcosa che  potesse davvero renderli soddisfatti: «Un giorno ci siamo ritrovati per caso in una piccola officina di mio zio – continuano nel racconto –  e abbiamo iniziato a lavorare con il riutilizzo del pallet . Ci divertivamo a creare degli oggetti ma nello stesso tempo questa esperienza ci è servita per capire che avevamo questa passione in comune,  anche se ognuno poi ha continuato per la sua strada». 

Fabrizio, ad un certo punto del suo peregrinare è approdato a Milano, ma lì non ha trovato offerte di lavoro che fossero stimolanti  e adeguate al suo ricchissimo background. E così preso da quello che lui stesso definisce «un momento di pazzia o folgorazione», ha cominciato a cercare sulla rete tutti i corsi di ebanisteria, fino a quando  ha intercettato il migliore in Cornovaglia. « Ho preso tutti i miei risparmi   – puntualizza il geologo – e ho cominciato a frequentare il corso  di design e ebanisteria di un anno in una delle scuole più prestigiose. Da subito devo dire che mi sono trovato benissimo e ho trascorso il mio periodo lì, vivendo in tenda. Una scelta, lo capisco, che agli occhi degli altri può sembrare assurda ma che per me era del tutto normale, abituato come sono a vivere una vita semplice,  a stretto contatto con la natura. E devo dire che quell’esperienza vissuta in Cornovaglia mi manca, anche se qui conduco una vita abbastanza spartana. Anzi, conduciamo, visto che con Andrea abbiamo fatto casa e bottega».

Il periodo è stato proficuo tra lezioni, disegni e pratica vera e propria, e nel 2018 le strade erano due: rimanere in Inghilterra  e cominciare in un terreno fertile dove si investe di più su oggetti o complementi di arredo cuciti su misura o investire sulla propria città scrivendo la storia vincente  da emigrati di ritorno. O quantomeno provarci: «Alla fine, avevamo un tacito accordo non scritto  – affermano in coro i due soci  – e soprattutto desideravamo trovare un lavoro che ci piacesse e rendesse felici perché prima vivevamo una sensazione di incompiutezza. Lavoravamo semplicemente per qualcuno e non lasciavamo nessuna traccia». Andrea così ha ereditato uno spazio di famiglia e lo ha reso utile per la causa, e pian piano hanno iniziato con piccoli passi comprando in primis qualche macchinario. «Il Covid ha rallentato tutto, siamo ancora in una fase embrionale, stiamo cercando dei fondi per avviare la società. Ma il nostro è un progetto davvero ambizioso. Puntiamo non solo a innestare la cultura dell'ebanisteria di lusso ma a far partecipare la gente nella realizzazione di qualcosa,  perché la creatività è qualcosa che si è andata perdendo, ma  ha  davvero la capacità di accendere  lo stupore. E perché no, pensiamo  anche ad una scuola estiva da innestare in falegnameria». I prodotti che inizialmente sono stati commissionati da amici, da mettere sul mercato, sono pronti, l'e-commerce è in lavorazione anche se già dei negozi del Nord hanno richiesto alcuni “pezzi” da portare nei propri punti fisici. E questa storia di due ragazzi che si definiscono sognatori con i  piedi per terra, dimostra  che a volte è necessario reinventarsi scommettendo su sé  stessi.

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