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Messina saluta padre D'Arrigo: testimone vivo di fede e sacerdote "costruttore"

In una Cattedrale gremita, mentre nelle menti e nei cuori di ciascuno risuonava quel “Viva Maria” gridato dal “prete dell’Annunziata” infinite volte.

Tanta gratitudine e infinita commozione nell’ultimo saluto che la città di Messina ha rivolto a mons. Vincenzo D’Arrigo questo pomeriggio in una Cattedrale gremita, mentre nelle menti e nei cuori di ciascuno risuonava quel “Viva Maria” gridato dal “prete dell’Annunziata” infinite volte.

Non è facile dire addio a un sacerdote che con il suo temperamento, la generosità e l’innato spirito di carità ha fatto del suo ministero sacerdotale lungo 66 anni, un dono per quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo. “Voglio ricordarlo come testimone vivo dell’annuncio di fede, un uomo pieno di zelo che ha vissuto a servizio della sua gente, illuminato dalla devozione a Maria che lo ha accolto fra le sue braccia nel mese a lei dedicato e dalla quale non ha mai allontanato lo sguardo” ha detto mons. Giovanni Accolla che ha presieduto le esequie, concelebrate dal vescovo ausiliare.

“Un uomo dal temperamento forte e deciso, dai mille interessi, capace di dare soccorso ai più deboli, un sacerdote costruttore, ma soprattutto un uomo di carità, amante del bel canto e cultore dell’arte”, sono i tratti umani e spirituali della figura di padre D’Arrigo delineata da mons. Gaetano Tripodo, che ha raccolto il testimone alla guida della parrocchia nel 2019. Ai piedi della bara tanti fiori, che assieme ai gonfaloni della Città di Messina, della Quinta Municipalità e del Gruppo storico Vara e Giganti, sono espressione di un legame istituzionale e al tempo stesso personale con padre Vincenzo, rimasto immutato nel tempo. C’erano i familiari, i confratelli sacerdoti, le autorità civili e militari, la corale “Santa Maria Goretti” da lui fondata e per l’occasione diretta da don Giuseppe Di Stefano, c’era una rappresentanza del liceo artistico Basile dove ha insegnato religione per quarant’anni.

C’erano gli amici di sempre, quelli con i quali ha condiviso gioie e dolori, speranze e delusioni, compagni di un cammino sempre fecondo: Luciano Ordile, Giovanni Ardizzone e l’architetto Nino Principato, che ha ricordato il suo percorso formativo e vocazionale e le numerose opere che ha realizzato, sottolineando alcuni aspetti caratteristici quali “la capacità di conoscere in profondità l’animo umano e di far sperimentare quotidianamente la grandezza di Dio”.

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