Un atto d’amore verso le comunità, promuovendo un’economia libera e inclusiva, indirizzata a fini sociali e ambientali. Cercando di sperimentare la trasformazione del paradigma economico-sociale; del sistema di conoscenza, dei modelli energetici e dei modelli di governance. A parlare di Fondazione MeSSInA – l’ente che riunisce le Comunità del Mediterraneo sostenibili e solidali per l’inclusione e l’accoglienza – con l’entusiasmo del primo giorno è il fondatore Gaetano Giunta, in occasione della presentazione del volume “Domani, 2030, il Piano strategico della Fondazione di Comunità di Messina”, che si è tenuta ieri pomeriggio al Parco Horcynus Orca.
Tredici anni dopo la sua nascita, questa realtà, capace di concretizzare l’idea di uno sviluppo sostenibile sul piano economico, sociale, ambientale, educativo e umano, combattendo le disuguaglianze e contrastando i mutamenti climatici, è pronta a rilanciarsi con un impegno anche nella sponda sud del Mediterraneo, quale «luogo di ricomposizione dei saperi, puntando alla realizzazione di ecosistemi socioeconomici integrati in grado di evolversi e riconnettersi con altri mondi».
A tenere a battesimo la presentazione del volume a cura di Gaetano Giunta e Francesco Marsico, che raccoglie contributi di esponenti del Terzo settore, intellettuali, ricercatori e artisti di fama nazionale e internazionale, è stato Francesco Profumo, presidente dell’Acri (Associazione di fondazioni e di casse di risparmio), che ha sottolineato la peculiarità di Fondazione MeSSInA sul territorio internazionale, un cluster di innovazione sociale e ambientale «capace di alimentare una continua interazione con il territorio». L’ex ministro dell’Istruzione ha parlato dell’evoluzione del modello di società che, oggi più che mai, «esige una revisione del proprio modello educativo, in equilibrio fra qualità della vita, responsabilità sociale, cooperazione e bene comune, con la capacità di insegnare a imparare». Rapidità di cambiamento e incertezza sono le due direttrici sulle quali s’innestano gli obiettivi dell’Agenda 2030, sintetizzate in quel percorso di transizione ecologica e digitale, culturale e demografica dal quale la Fondazione di Comunità vuole ripartire, riuscendo a coglie. A ricordarlo sono alcuni rappresentanti delle realtà che hanno operato negli anni in sinergia con Fondazione MeSSInA, protagonisti del dibattito moderato dal giornalista Mauro Cucè, caposervizio della redazione digitale di Gazzetta del Sud e coordinatore editoriale di Rtp, che ha trasmesso l’evento in diretta streaming: i docenti Unime Francesco Oliveri, ordinario di Fisica matematica; e Giuseppe Giordano, direttore del dipartimento di Civiltà antiche e moderne; la responsabile valorizzazione del sociale e relazioni con le Università di Intesa San Paolo Elisa Zambito; Daniel Sorrosal, della piattaforma europea della cooperazione e della Rete Europea Reves, e il responsabile Area sud di Banca popolare etica Giuseppe Sottile.
Cucè si è soffermato sugli obiettivi aggiunti da Fondazione di comunità: risanamento e rifunzionalizzazione di 10 aree ambientali; start up e consolidamento di 200 imprese; 700 persone a cui sono stati dedicati progetti speciali; centinaia di produzioni culturali, i Parchi della bellezza e della scienza.
Nel corso della presentazione, introdotta dal segretario generale della Fondazione Giacomo Pinaffo, è intervenuta l’assessora alle politiche sociali del Comune Alessandra Calafiore, che ha sottolineato l’importanza della sinergia con la rete territoriale, ricordando “Capacity”, il programma di riqualificazione urbana che ha portato al superamento di due fra le più grandi baraccopoli della città post terremoto, consentendo a circa 650 persone di andare a vivere in una casa scelta e a poco meno di metà di esse in un’abitazione di proprietà. Anche il presidente dell’Autorità di sistema portuale di Messina Mario Mega ha ribadito l’importanza del confronto aperto, nell’ottica di una progettualità a sostegno di una piena transizione ecologica, culturale e digitale. Adesso dunque, ha concluso Giunta, non resta che rimettersi in cammino verso quei processi evolutivi di metamorfosi territoriali, in equilibrio fra limite e complessità, pronti a diventare «attrattori di internazionalizzazione».
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