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Su Messina gli interessi della mafia catanese e palermitana, il ruolo della 'ndrangheta. ECCO I CLAN

"Le attività investigative poste in essere nel periodo di riferimento confermano ancora come la provincia, e in particolare la città di Messina, rappresenti un importante hub per le diverse organizzazioni criminali". E’ quanto si legge nella relazione del ministero dell’Interno al Parlamento riguardo l’attività della direzione investigativa antimafia (Dia) nei primi sei mesi del 2022, con riferimento alla criminalità organizzata nella regione.

"Tale aspetto conferisce alla mafia messinese caratteristiche mutevoli a seconda del territorio provinciale di riferimento. Le consorterie attive nel quadrante nordovest della provincia presentano strutture organizzative e modus operandi analoghi a quelli di cosa nostra palermitana. La fascia ionica, che ricomprende la quasi totalità del capoluogo e tutta l’area a sud sino ai confini con la provincia di Catania, risente invece della forte influenza dei gruppi criminali etnei. Nel semestre sono peraltro emerse ingerenze dei sodalizi mafiosi nelle dinamiche elettorali-politiche e nella gestione dell’attività amministrativa di taluni Enti locali. Sempre attuali sono poi le convergenze criminali tra sodalizi messinesi e le vicine ‘ndrine calabresi finalizzate prevalentemente al traffico di stupefacenti, come documentato da un’indagine conclusa nel semestre e che conferma come la Calabria rappresenti per le consorterie peloritane il canale preferito di approvvigionamento di droga da immettere nelle locali piazze di spaccio. In seno a tale eterogeneo contesto criminale vigerebbe una sorta di tacita tolleranza con contestuale limitazione di azioni conflittuali di rivalsa per garantirsi la reciproca e pacifica convivenza. La gestione del gioco d’azzardo, unitamente alla capacità di alcune organizzazioni mafiose messinesi di espandersi nell’illecito accaparramento di finanziamenti pubblici destinati al settore agro-pastorale, evidenziano l’evoluzione di talune consorterie e la spiccata capacità di affiancare, ai reati tradizionali dell’associazione mafiosa, abilità imprenditoriali nellagestione di attività criminali particolarmente remunerative. Invariata risulterebbe la ripartizione delle aree d’influenza dei gruppi messinesi.

Famiglia barcellonese

Nella parte settentrionale della provincia continuerebbe ad operare la c.d. “famiglia barcellonese” che include i gruppi dei “Barcellonesi”, dei “Mazzarroti”, di “Milazzo” e di “Terme Vigliatore”. Si tratta di un sodalizio fortemente radicato che ha evidenziato nel tempo una marcata capacità di riorganizzazione, confermata nel semestre dagli esiti di 3 convergenti attività investigative concluse dai Carabinieri il 22 febbraio 2022 con l’esecuzione di complessive 86 misure cautelari personali e reali. Particolare rilevanza assume la prima indagine, denominata “Alleanza”, per la ricostruzione della struttura e degli assetti della famiglia mafiosa barcellonese, egemone sulla fascia tirrenica della provincia peloritana. Nel delineare i nuovi assetti del sodalizio mafioso in parola, l’attività ha disvelato l’intento di costituire un’unica regia per la gestione delle attività delittuose con la disponibilità di armi, per il monopolio delle attività criminali nel territorio quali le estorsioni anche in danno di locali notturni, per il controllo del business della prostituzione e dello spaccio di stupefacenti, per la gestione di bische clandestine ove promuovere il gioco d’azzardo e, non ultimo, per l’infiltrazione dell’economia legale, in particolare, nel settore dell’ortofrutta in cui la consorteria si sarebbe inserita tramite imprese fittiziamente intestate a terzi. L’attività d’indagine ha consentito altresì di riscontrare, in occasione delle elezioni amministrative tenutesi a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) nell’ottobre 2020, la promessa del supporto elettorale a cura di esponenti di vertice della consorteria al candidato di una lista, in cambio di posti di lavoro ed altre utilità. La seconda inchiesta, denominata “Furia”, ha invece appurato l’operatività di 2 gruppi criminali riconducibili al sodalizio barcellonese dediti allo spaccio di stupefacenti lungo le coste tirrenica e ionica della provincia peloritana. In tal senso, depongono anche gli esiti della terza investigazione “Montanari” che ha messo in luce la filiera dello spaccio di stupefacenti nell’area di Milazzo e nelle Isole Eolie ad opera di altri 2 autonomi gruppi criminali, sempre riconducibili ai barcellonesi. Si segnala infine che, nel semestre di riferimento, il sodalizio in parola è stato interessato anche dall’esecuzione di 2 misure ablative adottate nei confronti di soggetti ritenuti organici alla famiglia mafiosa barcellonese e da un provvedimento di custodia cautelare in carcere per un omicidio risalente a carico di 2 altri esponenti.

Nei Nebrodi

Nella “zona nebroidea” risulterebbero radicati i sodalizi dei “tortoriciani”, dei “batanesi”, dei “brontesi” e la famiglia di Mistretta. Quest’ultima, ritenuta legata al mandamento palermitano di San Mauro Castelverde, influenzerebbe l’area confinante con la provincia di Palermo ed Enna. Le consorterie mafiose riconducibili al comprensorio di Tortorici e, in particolare, quelle dei “tortoriciani” e dei “batanesi” trarrebbero rilevanti quote di profitti dall’illecito accaparramento dei finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo agropastorale212. Il loro consolidamento sul territorio, ancorché indebolito dalle recenti condanne inflitte a taluni esponenti di vertice nell’ambito del procedimento “Nebrodi” e da misure ablative a carico di soggetti organici ai clan, rende tuttavia concreta la possibilità di una ritrovata vitalità. In tale quadro, si richiama anche la confisca di beni nella disponibilità di un soggetto ritenuto affiliato al clan dei “tortoriciani” eseguita il 26 maggio 2022 dalla DIA a Messina. Riguardo alla “fascia jonica”, che si estende dalla periferia sud di Messina fino al confine con la provincia di Catania, si precisa che essa costituisce area d’influenza delle organizzazioni mafiose etnee in quanto vantaggiosa per lo spaccio di droga e per il reinvestimento dei capitali di provenienza illecita. Nel semestre tale territorio è stato interessato anche da taluni eventi delittuosi da cui non emergerebbero, allo stato, matrici mafiose ma che meritano di essere richiamati anche per il singolare allarme sociale destato. Tra gli altri, il 30 giugno 2022, i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare emesso nei confronti di 6 soggetti per danneggiamento a seguito di incendio, atti persecutori, tentata estorsione, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e altri illeciti consumati a Forza d’Agrò (ME) tra il 2020 e il 2021.

Gli indagati avrebbero, tra l’altro, incendiato le auto di proprietà di un funzionario comunale e di un appartenente alle forze di polizia. La pervasività dei clan etnei nel territorio ionico della provincia peloritana trova ulteriore conferma nell’esecuzione a cura della Guardia di finanza il 18 maggio 2022, a Moio Alcantara (ME) e Malvagna (ME), di un provvedimento di custodia cautelare a carico di 7 persone indagate, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità, con il coinvolgimento di alcuni amministratori locali. Le indagini avrebbero documentato come un esponente del clan catanese Cintorino, dal luogo di detenzione e tramite i propri congiunti, fosse riuscito a farpervenire “inequivoche sollecitazioni” a taluni esponenti dei Comuni di Moio Alcantara (ME) e Malvagna (ME) per l’assegnazione di commesse pubbliche ad imprese vicine al predetto clan.

La criminalità in città

Nel capoluogo peloritano risulterebbe operativa una “cellula” di cosa nostra catanese, riconducibile ai ROMEO-SANTAPAOLA, in grado di coesistere con altri clan a competenza rionale orientati prevalentemente al traffico di stupefacenti e alla gestione di scommesse clandestine. La zona sud di Messina, in particolare il quartiere “Santa Lucia sopra Contesse”, si caratterizza per l’egemonia del clan SPARTA’, violento gruppo criminale del quale recenti attività investigative ne hanno sottolineato la capacità di interagire con sodalizi criminali di altre province soprattutto nel settore del traffico di stupefacenti. Nel semestre in esame, l’operazione “Aquaris” conclusa dalla Polizia di Stato il 29 marzo 2022 avrebbe disvelato anche l’esistenza di un sodalizio dedito, nella zona sud di Messina, allo spaccio di cocaina, hashish ed eroina approvvigionati da gruppi calabresi capaci di garantire anche la fornitura di ingenti quantitativi. Il sodalizio, i cui elementi di vertice erano in gradodi impartire direttive anche dal carcere, disponeva altresì di una “cassa comune” per il mantenimento delle famiglie dei sodali in regime di detenzione. Nel quadrante settentrionale della città e specificatamente nel rione “Giostra” rimane radicato il clan GALLI-TIBIA dedito all’illecita organizzazione di corse clandestine di cavalli, nonché al narcotraffico in collaborazione con consorterie catanesi e calabresi. Quello di “Giostra”, contesto criminale in cui nel passato si sono registrati violenti episodi delittuosi, è in continua evoluzione nonostante le numerose ed incisive attività di contrasto eseguite. Nel dicembre 2019, l’indagine “Predominio” aveva messo in luce la nascita di un nuovo clan mafioso (facente capo a due ex collaboratori di giustizia) e, successivamente, l’operazione “Plaza” del febbraio 2021 aveva comprovato l’operatività del clan nel controllo di alcune attività economiche. In particolare, proprio i due ex collaboratori di giustizia, eludendo le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, avrebbero attribuito fittiziamente la titolarità di un esercizio pubblico, di fatto nella loro disponibilità, ad un compiacente prestanome. L’inchiesta aveva evidenziato altresì una serie indeterminata di delitti contro la persona e il patrimonio, nonché l’acquisizione, in modo diretto o indiretto, della gestione o comunque del controllo di attività economiche specie nel settore delle sale giochi. La zona centro del capoluogo rimarrebbe appannaggio di diverse entità criminali che cooperano fra loro, evitando, per quanto possibile, azioni conflittuali. Nel quartiere “Provinciale” risulterebbe egemone il clan LO DUCA attivo nelle estorsioni con la c.d. “messa a posto” e nel traffico di sostanze stupefacenti. L’operazione “Provinciale” del 2021 aveva posto in luce l’esistenza di un’associazione di tipo mafioso composta da “…tre gruppi associativi stanziati in diverse parti centrali della città che cooperano tra loro, invece di fronteggiarsi, secondo un patto tacito di pace reciproca: un gruppo, facente capo a …omissis…, è stanziato nel territorio di Provinciale, un altro gruppo, facente capo a …omissis…, coesiste nel territorio di Provinciale (e, in particolare, nel rione denominato “Fondo Pugliatti”, ndr), e un terzo gruppo, facente capo a …omissis…, opera nella zona di Maregrosso”. Tale attività investigativa pertanto se, da un lato, confermava la presenza “dominante” del clan LO DUCA nel quartiere “Provinciale” grazie al controllo delle estorsioni e del traffico di sostanze stupefacenti proveniente da Reggio Calabria, dall’altro, documentava l’operatività nella stessa zona delle altre consorterie precedentemente indicate: una quella operante nel rione “Maregrosso” che avrebbe gestito il controllo della sicurezza nei locali notturni e il traffico di sostanze stupefacenti; l’altra, egemone nella zona denominata “Fondo Pugliatti”, che avrebbe tratto ingenti profitti dal settore dei giochi e delle scommesse mediante una società intestata fittiziamente intestata a terzi. Il capo di quest’ultimo clan si sarebbe reso responsabile anche del reato di scambio elettorale politico-mafioso per aver fornito sostegno ad un candidato alle locali elezioni amministrative tenutesi a Messina il 10 giugno 2018. Nel rione “Mangialupi” del centro cittadino peloritano risulterebbe attivo l’omonimo clan rappresentato da storiche famiglie e dedito soprattutto al traffico di stupefacenti per il cui approvvigionamento si rivolgerebbe ai confinanti clan calabresi. Pregresse indagini hanno confermato il suo interesse anche per il settore delle scommesse clandestine e del gioco d’azzardo. Il clan VENTURA-FERRANTE risulterebbe attivo nel rione “Camaro-Bisconte”, contesto territoriale caratterizzato da ampie sacche di disagio sociale e particolarmente delicato sotto il profilo degli equilibri criminali, nel cui ambito sono stati registrati diversi fatti sangue come confermato, anche nel semestre in esame, dal duplice omicidio consumato nei confronti di due pregiudicati ed il cui autore è stato tratto in arresto il 29 aprile 2022 dalla Polizia di Stato di Rosarno (RC). Permane la propensione delle consorterie mafiose messinesi a condizionare l’attività politicoamministrativa degli Enti territoriali, come si rileva dai provvedimenti di scioglimento degli Enti amministrativi per infiltrazioni mafiose e, in particolare, della proroga per quello di Tortorici (ME). Nel periodo di riferimento a Moio Alcantara (ME) e Malvagna (ME), la Guardia di finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sette soggetti, tra cui alcuni amministratori locali, indagati per associazione di tipo mafioso, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità. Le risultanze investigative avrebbero messo in luce… “l’esistenza nei Comuni di Moio Alcantara e Malvagna di una cellula criminale che, avvalendosi della forza d’intimidazione legata alla riconosciuta vicinanza al clan Cintorino, si era imposta come cellula decisionale e operativa autonoma, di matrice prevalentemente affaristica, in grado di ingerirsi, condizionandole, nelle dinamiche elettorali-politiche dei due Comuni, e nella gestione dell’attività amministrativa; ciò attraverso l’infiltrazione in tali enti di soggetti alla stessa direttamente o indirettamente riconducibili. Si tratta, a ben vedere, di un gruppo che, per il suo modus operandi, rappresenta l’evoluzione del modello “tradizionale” di associazione mafiosa che sfrutta la fama, ormai consolidata e che non abbisogna di manifestazioni esteriori di violenza, per intessere relazioni con la politica, le istituzioni, le attività economiche al fine di imporre il proprio “silente condizionamento…”. Si segnala, infine, che il 7 giugno 2022 si sono insediate presso i Comuni di Moio Alcantara (ME) e Malvagna (ME) le Commissioni d’indagine nominate dal Prefetto di Messina ex art. 143 TUEL per verificare possibili ingerenze nella gestione amministrativa dei predetti Enti locali.

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