Uno degli argomenti più ricorrenti, nel dibattito che ruota attorno al Ponte sullo Stretto, è questo: «Messina diventerà una città-cantiere». Sarà per abituarci all’idea, ma il dato è che già oggi, con il Ponte che resta un tema su carta, Messina è una città-cantiere. Da sud a nord, non si ricorda un momento storico con così tanti cantieri aperti contemporaneamente. Anche senza sbilanciarsi nel dare un giudizio di merito a questa circostanza, è un dato di fatto che oggi la città sia sempre più una distesa striscia di reticolati in plastica, quelli che delimitano i cantieri, appunto. Con gli inevitabili disagi collaterali, ma anche con la prospettiva che, comunque vada, nel giro di qualche mese, in alcuni casi di qualche anno, il volto di interi pezzi di Messina sarà profondamente diverso. Anche perché altri cantieri sono... in cantiere. Serve dunque una “guida”, per orientarsi tra i lavori e i tempi previsti (o auspicati).
Agli estremi della nostra carrellata ci sono le due opere più importanti, sia economicamente che strategicamente, ma anche quelle più datate, rallentate negli anni da contenziosi, imprevisti e fatali interruzioni: il porto di Tremestieri e il viadotto Ritiro-svincolo di Giostra. Nel primo caso i lavori sono fermi da più di un anno e la certezza è che non sarà la Nuova Coedmar a portarli avanti. Due le strade: la più lunga è la risoluzione del contratto, con scorrimento della graduatoria; la più breve è la cessione del ramo d’azienda ad un’altra ditta (ce ne sono tre in “fila”), sulla cui fattibilità, però, si attende un responso. Tempi? Impossibile fare previsioni, quel che si sa è che il cantiere è fermo al 25%, meno di metà percorso. A Giostra, invece, si attende a giorni l’apertura del bypass Baglio (ritardata di tempi di collaudo): a quel punto partirà un lungo tratto a doppio senso fino alla galleria Gravitelli. Servirà un altro piccolo bypass (i lavori dovrebbero durare circa uan settimana) per tornare ad utilizzare lo svincolo di Boccetta. Fino a quel momento, chi proviene da Villafranca potrà uscire a Giostra, poi quello svincolo sarà off-limits per chi viaggia verso sud.
L’altra grande opera attesa da anni è la via Don Blasco: qui sono due gli ostacoli principali che “spezzano” la nuova strada in più punti: le aree di proprietà di Rfi all’altezza di Santa Cecilia, dove i lavori si sbloccheranno a fine mese, e quella occupata dalla Rifotras, già oggetto di contenziosi. Qui tutto è fermo perché la ditta si è opposta alla decisione del Comune di affidarsi ad un’altra azienda (quella che sta eseguendo l’intero appalto) per rimuovere i mezzi attualmente presenti nell’impianto. Quando si sbloccherà anche questo intoppo (il Comune è fiducioso), i lavori dovrebbero essere relativamente brevi. L’auspicio, in generale, è che l’intera via Don Blasco possa essere completata entro i primi mesi del 2024.
Capitolo spinoso è quello dei parcheggi. A giorni aprirà quello di San Cosimo, entro aprile il primo dei tre step di viale Europa, poi via via gli altri, da Bordonaro alla Palmara. E poi quello che più di altri sta generando polemiche (non che i maxi-cantieri di viale Europa non ne avessero generati): il parcheggio del controviale di via Catania (tempi previsti, 190 giorni). In zona sorgeranno oltre 400 posti auto (il calcolo l’ha fatto Alessandro Geraci, consigliere della terza Municipalità), col paradosso di una struttura interrata da 216 posti, costata 6 milioni di euro – lo Zaera Sud sotto villa Dante – perennemente vuota.
Non impattano sulla viabilità i cantieri per i restyling di due storiche piazze del centro: piazza Lo Sardo (per tutti piazza del Popolo) e piazza Cairoli. La prima è interamente chiusa, i lavori dovrebbero concludersi nel giro di tre mesi e sono previsti, interventi su pavimentazione, sulle aiuole e sulle panchine; nella seconda si procede a step, si è appena concluso quello relativo al tratto di via Nicola Fabrizi di raccordo con via dei Mille, adesso si entra nel cuore della piazza. Sulla carta l’intero “pacchetto” dovrebbe concludersi a luglio, più facile che la nuova piazza veda la luce a fine estate.
Non è ancora un cantiere vero e proprio, ma lo diventerà presto, la cittadella fieristica: dopo le demolizioni, si passerà presto all’avvio dei lavori per la realizzazione di un parco a verde, con balconi panoramici. Un progetto “rapido”, quello dell’arch. Giovanni Lazzari, che prevede 6-7 mesi di lavori e farà da anticamera alla suggestione più a lunga gittata, il concorso internazionale di idee, che verrà lanciato entro fine mese.
Infine il cantiere più a nord, foriero di ulteriori polemiche: la pista ciclabile di Sant’Agata (anche qui il progettista è Lazzari). Il tracciato su strada non piace a commercianti e residenti, tanto da indurre il sindaco a stoppare i lavori. Le soluzioni non sono semplici e il rischio è quello di perdere i finanziamenti. Nel frattempo la strada resta un cantiere aperto. Un po’ come tutta la città.
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