Finora ci siamo dovuti accontentare degli immancabili rendering. E cioè di quei disegni di cui deve essere dotato ogni progetto degno di questo nome, che hanno la capacità di far sognare qualcosa che non c’è o qualcosa di molto più bello rispetto ad una non esaltante attualità. Troppo spesso, però, Messina si è dovuta fermare a questo step, non riuscendo ad andare oltre il disegno. Ora si prova, invece, a rendere concreto ciò che si è solo immaginato, entrando nella fase operativa di uno dei programmi più ambiziosi dell’amministrazione De Luca prima e di quella Basile, conseguentemente, poi: “ForestaMe” è il nome che è stato dato al piano di forestazione urbana e transazione ecologica del Comune e che gode di vita propria, rispetto al piano di forestazione della Città metropolitana di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi. Proprio ieri sono stati pubblicati i bandi di gara di quattro degli otto progetti predisposti da Palazzo Zanca (ironia della sorte, uno dei cavalli di battaglia della appena dimessasi assessora Carlotta Previti): riqualificazione a verde dell’asta fluviale di Gazzi; riabilitazione del parco urbano Aldo Moro; rinaturalizzazione a verde del borgo di Giampilieri superiore; la trasformazione in stade alberate di pressoché tutte le vie limitrofe al viale San Martino e al centro città in generale. Il programma di ForestaMe è più ampio è comprende anche la riqualificazione del lungomare di Santa Margherita, la rigenerazione “green” di altri villaggi della zona sud (da Santo Stefano Medio a Larderia).
Ma è da quei quattro progetti, con relativi bandi di gara (le offerte dovranno essere presentate entro metà marzo), che si parte. Un pacchetto da oltre 12 milioni e mezzo di euro, che ha come primo elemento chiave proprio il polmone verde della zona centro nord della città, il parco Aldo Moro.
Un’area di circa un ettare e mezzo «su uno dei colli più panoramici e di valenza storica della città, il colle dei Cappuccini», nel tratto di viale Regina Margherita compreso tra via Palermo e Torrente Trapani, che non è di proprietà del Comune ma dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), con il quale, però, Palazzo Zanca ha siglato una convenzione nel 2017 (amministrazione Accorinti), aggiornata con un accordo aggiuntivo nel 2021 (era De Luca). Un accordo che definisce i “confini” della parte di parco che si può aprire alla fruizione del pubblico e che, quindi, sblocca il progetto da quasi 1,4 milioni.
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