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Merì, il giallo della morte del 16enne: quella sospensione per gravi motivi disciplinari

Resterà ancora sotto sequestro, nell’obitorio dell’ospedale di Barcellona, la salma di Ayman Serti, il ragazzo di 16 anni di origini marocchine avvolto dalle fiamme nella tarda serata di giovedì scorso in circostanze che ancora restano misteriose. Oltre all’esame autoptico, ultimato già venerdì sera dal medico legale Letterio Visalli - il quale si è riservato 90 giorni per depositare il relativo referto –, con molta probabilità è sopraggiunta la necessità di attendere l’esito degli esami tossicologici che la sostituta procuratrice Dora Esposito ha disposto per stabilire se il giovane abbia assunto sostanze stupefacenti o psicotrope. Esami il cui esito potrebbe essere ultimato già nel corso della prossima settimana.

C’è un dubbio che deriverebbe dal profilo delle due personalità tracciate dalle diverse testimonianze, parenti, connazionali e vicini di casa, oltre che in ambito scolastico, raccolte dalla sostituta procuratrice Dora Esposito, che coordina le indagini di polizia giudiziaria eseguite dai carabinieri della Compagnia di Barcellona, al comando del capitano Lorenzo Galizia. Infatti, da una parte i familiari della vittima che descrivono il figlio più piccolo come un ragazzo educato e buono che non mancava di rispetto a nessuno e che amava vivere, il quale rispettava le regole e l’educazione imposta dalla famiglia; mentre dall'altra vi sarebbero le emergenze rivelate dal suo comportamento scolastico – e forse anche extra scolastico – che avrebbe manifestato una realtà diversa, sconosciuta persino alla stessa famiglia che non sapeva nemmeno che Ayman, il quale fino al 10 febbraio scorso frequentava la prima classe del corso di elettronica dell’Istituto Copernico di Barcellona, fosse stato sospeso dalle lezioni assieme a un suo connazionale per gravi motivi disciplinari. Dagli accertamenti investigativi eseguiti dai carabinieri nell’Istituto, a quanto pare Ayman Serti rispettava le regole comportamentali con i docenti, mentre per quanto riguarda i rapporti diversi da quelli con i docenti, sarebbe emerso che il sedicenne – per usare un termine tecnico-scolastico, «non collaborava ai fini didattici».

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