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Don Blasco, molto di più di una via: un punto nodale di partenza FOTO

Con il raccordo realizzato nell’area dell’Atm si può percorrere l’asse da via Fermi sino a via Salandra. Il cantiere sta rigenerando una zona abbandonata a uno sviluppo sregolato

Da via Fermi a via Salandra. Eccolo il primo tratto davvero continuativo della via don Blasco. Ieri mattina, è bastato aprire lo snodo dell’Atm per sorprendersi di poter viaggiare per due chilometri, senza interruzioni, dalla Zir al quartiere americano.
I due tronconi di via Maregrosso e di via Franza erano pronti da parecchi mesi. Ma quella bretella all’interno del deposito dell’azienda trasporti ha fatto penare un bel po’. Lì giù c’è la galleria dei peloritani da dove passano i treni che viaggiano sull’asse Messina – Palermo. Ed è facile immaginare quanto siano state puntigliose le verifiche per via libera alla costruzione di una strada che passasse sul tunnel. Poi c’era da gestire le due strade interne al deposito Atm che tagliano la doppia corsia della via Maregrosso.
Per questo sono stati montati due cancelli, uno per il tram e uno per auto e furgoni di servizio, che, di norma, sono chiusi ma che, quando i mezzi di Atm devono utilizzarli, si aprono e contemporaneamente scatta il rosso ai semafori montati all’inizio della “esse” che collega via Maregrosso e l’incrocio fra via Bonsignore e Franza. D’altro canto non c’è chissà quale via vai su quelle strade di servizio, dove i tram transitano ad inizio e fine orario e per lo più possono essere i carri attrezzi a far scattare il semaforo.
Non è solo una strada Percorrendola tutta, a qualche mese dall’inaugurazione del tratto di via Maregrosso, è difficile trovare qualcosa che somigli lontanamente all’aspetto che aveva quell’area anche solo un paio di anni fa. La via don Blasco, si propone come simbolo di una nuova visione della città, quella che si lascia alle spalle il degrado urbano con cui quella zona ha fatto i conti dal dopoguerra in poi per percorrere, è proprio il caso di dire, una strada di sviluppo. In un’ area che adesso non è più un bassofondo dal quale stare alla larga, c’è una strada a 4 corsie ben illuminata e pulita. Non è un caso che anche il compar privato abbia deciso di scommettere. Fondo Saccà, una delle favelas più impenetrabili della città non c’è più. Ci sono le prime case ecosostenibili in legno e accanto una spianata che dovrebbe presto allargare il villaggio più green della città. Si è sviluppato un centro commerciale che sta ampliando il suo parco negozi con marchi internazionali. La più grande catena di supermercati siciliani ha scelto quella zona per aprire l’esercizio forse più grande di Messina e di fronte, un’azienda privata sta realizzando, recuperando una struttura dismessa, un centro che valorizzerà l’artigianato di qualità. E chissà quanti altri imprenditori, percorrendo quel tratto di via don Blasco, immaginando come possano essere valorizzate anche altre parti del percorso di quasi 4 km, non avranno la stessa intuizione, lo stesso coraggio di scommettere sulla nuova Messina.

«Questa inaugurazione ha una doppia utilità – commenta il vice Sindaco Salvatore Mondello – l’apertura di questo tratto crea una importante ridondanza alla via La Farina, la seconda è cheil nastro stradale è sempre occasione per riqualificare e rigenerare. Su quest’area si muovono progetti come quelli del Piau, dell’ex Macello per il quale abbiamo già un finanziamento di 19 milioni e che in fase di progettazione. E poi questa ci consente di riappropriarci di un mare finora negato». Non ha dubbi il sindaco Federico Basile: «E’ innegabile l’importanza strategica che questo asse rappresenta, sia come volano di sviluppo per i progetti della Messina del futuro, che sono già chiari nella nostra mente e in parte avviati, sia per la funzionalità che questo raccordo viario potrà fornire alla circolazione della zona centrosud. La nuova Via Don Blasco è un punto nodale di partenza, che diventerà il fiore all’occhiello della nostra amministrazione».
L’ultimo sforzoÈ quello che deve portare dall’89% attuale al completamento dell’opera. Partiamo dalla fine. La nuova via don Blasco sarà conclusa entro il 2023. Un anno di lavori, per sistemare gli ultimi 600 metri dei 3,8 km del tracciato che dal via Acireale porta al cavalcavia di via Cannizzaro.
Tre i punti ancora cantierizzati. Il primo in ordine di soluzione dovrebbe essere quello della ex Rifotras. L’azienda di demolizione auto, dopo una vicenda giudiziaria, deve lasciare il sito. I catorci e i pezzi di ricambio vanno spostati. Una società in grado di fare questa bonifica è stata trovata fra quelle delle consorzio Medil che sta realizzando la via don Blasco, ma all’amministrazione piacerebbe che fosse la stessa Rifotras, equamente saldata, ad occuparsene. In ogni caso in queste settimane si deve trovare una soluzione. Per ultimare questa attività ci vorranno tre mesi e poi si potrà arrivare sino a via Santa Cecilia. Dove c’è il secondo nodo, quello che il Comune deve sciogliere con Rfi. «Il ponte ferroviario è stato in parte già smontato – dice Antonio Rizzo, storico progettista e direttore dei lavori dell’opera –, vanno rinforzate le pile e poi Medil dovrà scavare per creare una strada con altezza adeguata al transito dei mezzi. E poi c’è da sostituire il viadotto che porta al cavalcavia Cannizzaro e per cui realizzeremo un bypass in area ferroviaria».
A margine dell’inaugurazione si è registrata la protesta delle famiglie che vivono dal 2008 che vivono in emergenza abitativa. L’abitazione che il Comune ha preso in affitto per loro nel vecchio rione ferrovieri, cade a pezzi. Il sindaco ha ascoltato il loro disappunto, ieri è arrivato l’espurgo per risolvere almeno il problema della fogna, ma la società proprietaria dello stabile ha chiesto che venga liberato per farne altro. Anche questa è via don Blasco.

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