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Messina, le sfide della riqualificazione. "Via Macello Vecchio diventerà un gioiellino"

Recuperare più aree possibili, aree finora deturpate, svilite, sottoutilizzate, non valorizzate. Sostituire il degrado con il decoro. Fare un’operazione di chirurgia plastica, trasformando il volto di molte zone del centro e delle periferie. Ma soprattutto rimuovere gli alibi, triti e ritriti, dell’assuefazione al brutto, al fatto che “tanto qui, a Messina, non può cambiare nulla”. La sfida dell’Amministrazione Basile comincia dalla riqualificazione urbana. E non è una sfida facile.
Dopo gli obbligati cambi in Giunta, con l’ingresso dei nuovi assessori Massimo Finocchiaro e Roberto Cicala, al posto dei neoparlamentari Francesco Gallo e Dafne Musolino, il sindaco e la sua squadra impostano il cronoprogramma dei “secondi” cento giorni dall’inizio del mandato, dei prossimi tre mesi che porteranno al 2023, anno cruciale sotto molti aspetti per Messina.
Tra gli interventi di riqualificazione urbana, possono essere presi ad esempio due. Il primo, piccolo ma prezioso, è in via di completamento. Per il secondo, grande e ambizioso, si cerca di bruciare le tappe, per avviare in tempi brevi il cantiere. Niente sembra legare i due ambiti, tranne il nome “Macello”. Infatti, l’area dove si sono ultimate le operazioni di sbaraccamento è quella di via Macello Vecchio; l’area che, invece, sarà radicalmente trasformata, diventando uno dei simboli del nuovo waterfront di Messina, è quella dell’ex Macello, in via Santa Cecilia bassa.

Partiamo da via Macello Vecchio. Dopo decenni, la strada che si diparte da Cristo Re, che costeggia l’Istituto del Buon Pastore (sede della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali) e che collega, poi, con una scalinata, la Circonvallazione e il viale Boccetta, è stata liberata dalla baraccopoli le cui origini erano legate al terremoto del 1908 e ai bombardamenti della seconda Guerra mondiale. Un piccolo segmento di tessuto urbano rivitalizzato. E per chi era abituato alla vista dei tuguri, passando ora da quella strada, è come se scoprisse per la prima volta l’esistenza di quella piccola preziosa via. «Ora predisporremo un progetto di arredo e illuminazione, per farne un “gioiellino”», assicura il vicesindaco Salvatore Mondello. La demolizione delle 14 baracche “nascoste” dalle antiche Mura è rientrata tra gli interventi dell’Ufficio commissariale diretto dalla prefetta Cosima Di Stani, con il Comune e Arisme che hanno fatto il lavoro preparatorio e con la società Invitalia che ha guidato l’operazione come soggetto attuatore previsto dalla legge speciale voluta dalla ministra Mara Carfagna. Un intervento costato poco più di 600mila euro, nell’ambito delle risorse che erano state intercettate dal Comune (oltre 2 milioni di euro) e che sono state destinate allo sbaraccamento anche di altre zone, quali l’Annunziata Alta, Camaro Sottomontagna, via delle Mura e Salita Tremonti. Le famiglie di via Macello Vecchio avevano già da tempo abbandonato le loro baracche, per trasferirsi nelle nuove abitazioni.
E l’assessore ai Lavori pubblici, tra i tanti “chiodi fissi”, ne ha uno in particolare: il recupero e la trasformazione dell’area dell’ex Macello di via Santa Cecilia. Quasi 19 milioni di euro per riqualificare una porzione di vitale importanza, quella occupata dal vecchio Mattatoio comunale, di fatto in pieno centro, a collegare la parte bassa di via Santa Cecilia con la nuova via Don Blasco e con l’affaccio a mare, idealmente unito a quello di Maregrosso. Insomma, uno dei progetti sicuramente più rilevanti degli ultimi decenni a Messina. «Progetto che si sta definendo proprio in queste settimane – spiega Mondello – e contiamo di completare l’iter entro la fine dell’anno». I tempi sono stringenti, i fondi sono quelli del Pnrr e vanno utilizzati entro il 2026.

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