C’è un nodo politico, che vede ancora una volta Comune e Regione su posizioni non esattamente coincidenti (ma questi sono gli effetti di una perenne campagna elettorale). E poi c’è il vero problema, che a Messina è il problema dei problemi: il cantiere del porto di Tremestieri non va. Procede talmente piano da essere quasi fermo. Ad oggi, in tre anni e mezzo, lo stato di avanzamento è arrivato al 22%. Di mezzo ci sono stati intoppi vari, ritrovamenti, l’emergenza Coronavirus. Attenuanti non sufficienti ad essere considerate giustificazioni. Al punto che oggi viene rimesso in discussione l’appalto i cui lavori furono consegnati alla “Nuova Coedmar” nel novembre 2018.
La “bomba” di Falcone
Ad agitare il pericoloso fantasma della rescissione del contratto con la ditta che sta eseguendo (forse dovremmo scriverlo tra virgolette) i lavori è l’assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, Marco Falcone: «L’impresa sta ritardando i lavori, è evidente – dichiara –. Un anno e mezzo fa feci un sopralluogo, poi diverse riunioni, ma malgrado le rassicurazioni date, purtroppo non c’è stata un’accelerazione». Impietoso, ma doveroso, ricordare le parole pronunciate dopo quel sopralluogo: «Entro il 2021 vogliamo completare il porto di Tremestieri, zero alibi per tutti». Non è andata così, è palese. E adesso Falcone vuole passare al contrattacco: «La settimana prossima convocherò un incontro a Palermo e cercheremo di capire come stanno le cose. Non si può continuare a fare una produzione dell’1% al mese. Andando di questo passo ci vorrebbero altri 75 mesi, 6 anni e mezzo. Posso capire il problema pandemico, il caro materiali, ma così non si può andare avanti, bisogna dare un’accelerazione». Falcone spiega che sono continui i confronti con il direttore dei lavori, lo stesso del viadotto ritiro, Pietro Certo. «Non escludo un sopralluogo nei prossimi giorni. E non si può escludere nulla». Nemmeno la rescissione del contratto: «Con rescissione si passerebbe alla seconda ditta, ma il concetto è che quando i cantieri non funzionano, è meglio interromperli. Se lo avessimo fatto un anno e mezzo fa, oggi avremmo già concluso una nuova gara e saremmo ad una nuova aggiudicazione».
La prudenza di Mondello
È molto meno “garibaldino” l’assessore ai Lavori pubblici dell’amministrazione Basile, che questo ruolo lo ha già ricoperto con Cateno De Luca sindaco. Salvatore Mondello è preoccupato, ma rimane coi piedi per terra. E soprattutto ricorda a Falcone che la stazione appaltante del porto di Tremestieri non è la Regione, ma il Comune. E che non tocca a Palermo decidere su una eventuale rescissione del contratto, ma a Messina. Venerdì è previsto un comitato, organismo composto da un rappresentante dell’azienda, uno della stazione appaltante (cioè il Comune, appunto) e un presidente, un soggetto terzo, in questo caso l’avvocato Arturo Merlo. Si dovranno valutare i problemi del cantiere ed individuare una soluzione, e dovrà essere fatto entro il 6 luglio.
«Sono state mosse delle osservazioni nei confronti dell’azienda – spiega Mondello – e ci sono tutti gli estremi per poter rescindere il contratto, ma non è certamente la via più semplice da seguire. Va considerato che la seconda classificata, alla quale dovremo rivolgerci, è fallita, ad esempio. Non bisogna creare situazioni di panico – sotttolinea l’assessore –, io non sottovaluto il problema, anzi, è sicuramente un problema importante, ma è una qustione di metodo. Non si può dire che va rescisso un contratto se non prima il comitato analizza tutte le ipotesi. Non si possono gettare dichiarazioni al vento senza sapere il contenuto esatto della questione. E poi, a che titolo parla l’assessore Falcone, visto che siamo noi la stazione appaltante e lui è solo il finanziatore? Ripeto – conclude Mondello – sono preoccupato per primo io della situazione, ma bisogna avere le idee chiare». L’esponente della giunta Basile aggiunge che «il recente decreto Aiuti può venirci incontro in questa vicenda, perché fa fronte agli aumenti di costi di materiale di questi mesi e consente, dunque, di aggiornare il costo dell’appalto in base a quanto siano aumentati effettivamente i materiali. Ma occorre capire se questa società è in grado di proseguire con serietà questo lavoro oppure no. Non è stata realizzata la “trappola”, ad esempio, né è stata iniziata la diga foranea, elementi cardine del cantiere».
La Uil: «Urge un confronto»
A manifestare non poca preoccupazione sono Michele Barresi e Antonino Di Mento, segretario generale e segretario con delega ai porti della UilTrasporti. «Con frequenza in questi anni abbiamo monitorato l’evolversi dei lavori – dicono – e continuiamo a manifestare forti preoccupazioni circa i ritardi maturati e i possibili rischi di interruzione degli stessi. Le dichiarazioni che ci giungono a mezzo stampa in queste ore dall’assessore Falcone confermano quanto temevamo da tempo, cioè che si stia valutando la rescissione del contratto. Tale decisione, con meno del 25% dei lavori attualmente realizzati, comporterebbe non solo enormi ritardi sul completamento dell’opera, ma il rischio di perdere alle prime mareggiate tutto quanto fino ad ora realizzato». La Uil ha inviato una nota al sindaco Federico Basile, all’assessore Mondello e allo stesso Falcone, chiedendo «un urgente confronto ed un sopralluogo congiunto nel cantiere. Gli attuali approdi a sud, secondo i report forniti dalla stessa Autorità di Sistema portuale, hanno fatto riscontrare nel 2021 un incremento di traffico commerciale pari al 17% rispetto al 2019, anno pre-covid, confermando la strategica importanza del sito portuale. Ci risulta inoltre che il 12 aprile scorso l’ex commissario del Comune, Leonardo Santoro, cogliendo il grido d’allarme lanciato dalla Uil, abbia convocato un tavolo tecnico sullo stato dell’arte dei lavori». E mentre ad Augusta si investono 175 milioni per il nuovo terminal, «che renderà sempre più competitivo il porto di Augusta, serve che Messina recuperi in fretta i ritardi nel completamento del porto di Tremestieri se vuol stare al passo con i tempi e le esigenze del mercato».
L’ex commissario
Ma cosa emerse dagli incontri avuti dall’ex commissario Santoro, ad aprile scorso, con l’impresa. Lo svela lo stesso Santoro: «L’impresa lamentò alcune criticità, dovute soprattutto alla mancata reperibilità di acciaio, in quanto le forniture erano attese dall’acciaieria bombardata a Kiev. Mi fu garantito che sarebbe stato messo tutto per iscritto al Rup e furono date assicurazioni sull’accelerazione dei lavori. Altra criticità, riscontrata nella prima fase: la mancata disponibilità di alcuni terreni e la necessità di bonifica degli stessi. Un problema che fece perdere oltre un anno di tempo».
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