In tarda nottata il verdetto della Cassazione. E ben 13 delle 15 condanne d'appello diventano definitive per il maxiprocesso “Nemesi-Ninetta”, ovvero lo spaccio e i rifornimenti massicci di droga pesante e leggera a metà degli anni 2000 smantellato da due distinte operazioni di carabinieri e polizia poi riunificate processualmente, datate al 2006. I giudici della Cassazione in dettaglio ieri hanno dichiarato inammissibili 4 dei ricorsi presentati, quindi non li hanno nemmeno esaminati, poi per altri 9 hanno deciso per il rigetto, e infine in due soli casi hanno stabilito la celebrazione di un nuovo processo, per un caso in maniera integrale e per l'altro in maniera parziale. Tra dichiarazioni di inammissibilità e rigetti diventano quindi definitive le pene per Antonino Bonaffini, Pietro Mazzitello, Roberto Parisi, Giorgio Passari, Franco Trovato, Giuseppe Villari, Giuseppe Arena, Benedetto Aspri, Rosario Grillo, Tindaro Puglisi, Valentino Rizzo, Giovanni Lo Duca e Giovanni Merrillo. Carmelo Bonaffini ha registrato invece l'annullamento integrale della condanna con rinvio per nuovo processo davanti alla corte d'appello di Messina, mentre per Rocco Rao i giudici hanno rinviato per un nuovo processo limitatamente all'aspetto della “continuazione” con una precedente sentenza.
Gli imputati erano ritenuti responsabili in origine, a vario titolo, di associazione di stampo mafioso, tentato omicidio, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, rapina, porto e detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
In Cassazione sono stati impegnati gli avvocati Salvatore Silvestro, Tommaso Autru Ryolo, Giuseppe Donato, Francesco Calabrese e Giuliano Dominici.
In appello
Nel maggio del 2019 ci fu il clamoroso verdetto d'appello per la “Nemesi-Ninetta”. L'associazione mafiosa di Mangialupi venne derubricata ad associazione a delinquere semplice. Poi vennero decisi alcuni inasprimenti di pena così come aveva chiesto l'accusa. Ed ancora parecchie condanne vennero rideterminate, ma risultarono sempre molto pesanti, e ci furono parecchie dichiarazioni di prescrizione e assoluzioni parziali. Il verdetto riguardò una trentina di imputati tra cui molti nomi storici della criminalità organizzata cittadina, come i Trovato, gli Aspri, i Lo Duca, i Bonaffini.
Ma l'aspetto che indubbiamente ebbe del clamoroso, fu la derubricazione operata quando i giudici si occuparono del clan di Mangialupi, scrivendo: «... riqualificata l'imputazione di cui al capo 1 di cui all'art. 416 c.p., dichiara non doversi procedere...»; fatto che comportò la dichiarazione di prescrizione per il reato di associazione a delinquere semplice per Rosario Grillo, Valentino Rizzo, Giuseppe Trischitta, Giuseppe Arena e Benedetto Aspri. Questo non significò però che gli imputati venissero “esclusi” dal processo, perché a loro carico c'erano tutta un'altra serie di reati contestati in relazione al traffico di droga e al reato associativo finalizzato al traffico di droga.
In quattordici casi i giudici d'appello rideterminarono le pene rispetto al primo grado. In parecchi casi accordando un lieve “sconto”, in alcuni invece con un inasprimento (uno su tutti il caso del boss di Provinciale Giovanni Lo Duca, che passò da 12 a 15 anni).
Le condanne
Ecco le pene, alcune molto pesanti, decise nel 2019: Antonino Bonaffini, 20 anni e 10 mesi di reclusione; Pietro Mazzitello, 10 anni, un mese e 10 giorni (in “continuazione” con una precedente sentenza d'appello); Roberto Parisi, 14 anni e 2 mesi; Giorgio Passari, 10 anni; Rocco Rao, 10 anni; Franco Trovato, 23 anni e 10 mesi; Giuseppe Villari, 7 anni e 25.922 euro di multa. E poi: Giuseppe Arena, 12 anni; Benedetto Aspri, 20 anni; Rosario Grillo, 24 anni, 2 mesi e 20 giorni; Tindaro Puglisi, 4 anni e 3 mesi; Valentino Rizzo, 6 anni, un mese e 27mila euro di multa; Giovanni Lo Duca, 15 anni. Ed infine: Giovanni Merillo, 5 anni e 8 mesi. La condanna fu poi confermata dai giudici d'appello, a 10 anni di reclusione, per Carmelo Bonaffini. Quindi, in tutto, si tratta di 15 condanne, inflitte dalla corte d'appello nel maggio del 2019, che dopo il passaggio di ieri in Cassazione diventano definitive per 13 dei 15 imputati, ad eccezione di Carmelo Bonaffini e Rocco Rao.
Sempre nel corso del processo d'appello, ma a dicembre del 2018, il sostituto procuratore generale Felice Lima per l'accusa chiese nove inasprimenti di pena, alcuni anche parecchio pesanti, e per il resto la conferma della sentenza di primo grado.
L'indagine
“Nemesi-Ninetta”, ovvero due delle più importanti operazioni antidroga degli ultimi anni che nel corso del giudizio di primo grado vennero riunificate poiché avevano molti punti di contatto, sia sul piano degli indagati che dei reati. Due indagini che monitorarono con intercettazioni telefoniche e ambientali per mesi i traffici di droga tra la città, la Calabria e alte regioni d'Italia, con la rete delle importazioni e dello spaccio che rifornivano le piazze cittadine. La “Ninetta” viene considerata una delle più importanti indagini antidroga degli ultimi anni. Il blitz dei carabinieri scattò a luglio 2006 e portò al coinvolgimento di ben 91 persone. La “Nemesi” venne invece portata a termine nel novembre 2006 dalla Squadra Mobile che decapitò un intero gruppo mafioso, Mangialupi, interrompendo i collegamenti con altri gruppi attivi a Maregrosso e in Calabria.
Caricamento commenti
Commenta la notizia