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Gli interessi della mafia di Barcellona: dal bonus 110% alle elezioni comunali

Uno dei passaggi dell’operazione che ha puntato i riflettori sui nuovi assetti della mafia barcellonese riguarda il reato di scambio elettorale politico mafioso al quale il gip Ornella Pastore, che ha firmato l’ordinanza, dedica un intero capitolo. Dalle intercettazioni dell’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, emerge l’interesse di Mariano Foti, esponente di spicco del clan alle elezioni amministrative che si sono svolte a Barcellona il 4 e 5 ottobre 2020. In alcune conversazioni con vari interlocutori Foti si informava sulla situazione politica barcellonese in occasione delle elezioni manifestando agli interlocutori anche l’intenzione di ottenere una sistemazione lavorativa per il figlio. Gli investigatori hanno intercettato conversazioni con due esponenti politichi che si erano rivolti a lui in quanto stavano procacciando voti in favore della lista «Diventerà Bellissima Barcellona Pozzo di Gotto» e gli chiedevano sostegno elettorale. Scrive il gip: «I due si sono rivolti al mafioso in quanto timorosi di una possibile sconfitta alle elezioni e nella consapevolezza di potere ottenere una "spintarella" grazie alla forza di intimidazione e al controllo del territorio che l’associazione mafiosa dei barcellonesi - del quale Foti è storico esponente - era in grado di esprimere».

Mariano Foti avrebbe sostenuto il candidato della lista "Diventerà Bellissima", Carmelo Caliri, in cambio della sistemazione lavorativa del figlio Salvatore, poi ottenuta attraverso un terzo soggetto, Mariano Calderone. La lista sarebbe stata appoggiata anche da altri due mafiosi: Cannello Foti e Rosario De Pasquale. I due parlavano della candidata Domenica Milone (che ebbe 141 voti). «Per curiosità, come siete combinato a voti voi? ve ne rompono cogl... ora?», diceva De Pasquale. «Compare ho una figlioccia, parlando qui tra me e voi», rispondeva Foti. «A posto lo so! la figlia di Angelino», la risposta del primo. Dalle intercettazioni emerge il supporto dato sempre da De Pasquale a Giampiero La Rosa, candidato nella lista «Diventerà Bellissima» ed eletto consigliere comunale con 347 voti di preferenza. Contattato dal padre del candidato, che gli domandava se era troppo tardi per chiedere voti per il figlio, De Pasquale rispondeva «no, non è tardi, tu già nel mio cuore eri, non c'è bisogno che me ne cerchi. Ma io ti dico dov'è che voto a te Nello, perché io ti rispetto...(..) ah! non c'è problema, puoi venire l’ultimo giorno da me, puoi stare sicuro».

La replica di Diventerà Bellissima

«Si esprime soddisfazione per l’operazione antimafia effettuata dai carabinieri a Messina. Riguardo alla ipotesi di scambio elettorale in favore di un candidato non eletto della lista Diventerà Bellissima per le elezioni amministrative di Barcellona Pozzo di Gotto, si precisa che il candidato non è indagato ed è stato selezionato rigorosamente secondo i criteri del movimento e secondo il protocollo varato dalla commissione antimafia, mentre l’indagato addetto alla segreteria di Barcellona ha cessato le mansioni sin dal 26 marzo 2021. Il movimento si ritiene parte lesa per le condotte individuali che possano a questo arrecare qualunque pregiudizio». Lo afferma Giosuè Giardina, coordinatore provinciale di Diventerà Bellissima, movimento fondato dal governatore Nello Musumeci.

L'interesse per il bonus 110%

Il boss di Barcellona Pozzo di Gotto Mariano Foti aveva cercato contatti con imprenditori e politici locali come, Mario Tindaro Ilacqua, dipendente della ditta Pi.esse.i. srl che opera nel settore delle energie rinnovabili per creare una rete imprenditoriale che ottenesse appalti legati all’eco bonus 110%. E’ quanto emerge dall’inchiesta. Secondo gli inquirenti sarebbero state create le basi per una "rete commerciale a cui affidare il compito di segnalare gli edifici su cui effettuare i lavori di ristrutturazione edilizia e di efficientamento energetico previsti dall’ecobonus.

Il triumvirato

L’indagine, infatti, ha evidenziato come Carmelo Vito Foti, Mariano Foti e Ottavio Imbesi, considerati esponenti di spicco della famiglia barcellonese, una volta scarcerati o ai domiciliari avrebbero assunto il controllo di buona parte delle attività della organizzazione e che dopo la morte di Imbesi per cause naturali, la gestione operativa della famiglia barcellonese sarebbe rimasta in mani agli altri due. Pur essendo ai domiciliari, secondo gli investigatori, avrebbero concordato una gestione collettiva delle estorsioni con un ritorno alla cassa comune da prelevare nelle festività di Pasqua, Natale e Ferragosto. Dalle indagini è anche emerso che venivano anche pianificate azioni intimidatorie.

«Comunque Salvatore, falli ora, a caldo, cominciamo, ora io per dire mi organizzo per prendere, e già ... se noi altri possiamo, facciamo! Se noi altri non possiamo non dobbiamo dare conto a nessuno! Parliamoci chiaro. Perché a me, no a noialtri, a me non mi ha pensato e principiamo». Parlava così Carmelo Vito Foti, finito nel blitz dei carabinieri coordinato dalla Dda di Messina che ha inferto un duro colpo alla famiglia mafiosa barcellonese, due giorni dopo la scarcerazione in una conversazione intercettata a dicembre 2018. Al suo braccio destro riferiva l’intenzione di avviare nuove iniziative criminali consapevole di non dover dare conto a nessuno. Emerge da una delle tre ordinanze che sono state emesse e che hanno portato all’esecuzione di 86 misure cautelari 53 arresti in carcere, 28 agli arresti domiciliari e 5 obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per, a vario titolo associazione di tipo mafioso, estorsione, scambio elettorale politico mafioso, trasferimento fraudolento di valori, detenzione e porto illegale di armi, incendio, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, con l’aggravante del metodo mafioso.

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