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Messina, il duplice omicidio di Camaro. Ecco la sequenza, Cannavò era armato IL VIDEO ESCLUSIVO

Fotogrammi di un duplice omicidio in un vicolo senza uscita di Camaro San Luigi, centro città di case popolari accatastate, due morti ammazzati per una roba forse di droga dopo anni di pace e tranquillità e un latitante presunto killer che ancora non si trova, nascosto in qualche sottoscala non ammobiliato dal 2 gennaio scorso.

Ma adesso ci sono novità, la Procura e gli investigatori di punta tra carabinieri e polizia scavando nel contesto nascosto di una storia di bassa mala hanno tra le mani un video che mostra brandelli di quella sparatoria in via Eduardo Morabito, e racconta parecchio di quel pomeriggio di un giorno di festa finito in tragedia. Due sono le cose che balzano subito all’occhio guardando questo video, fotogramma dopo fotogramma:

1) la prima è che il 35enne Giuseppe Cannavò, morto in ospedale alcuni giorni dopo il 31enne Giovanni Portogallo, stramazzato a terra subito dopo i colpi di pistola sparati dal 37enne ancora ricercato, quel pomeriggio era armato. In un fermo immagine si vede chiaramente Cannavò mentre fugge - e aveva già i proiettili in corpo -, mentre con la mano destra impugna un arma. Quindi non era andato certo per fare una chiacchierata con il 37enne che abita in via Eduardo Morabito e che evidentemente ha risposto al fuoco per difendersi e l’ha colpito sparando con una calibro 9per21. Pistola che il 37enne evidentemente si portava sempre appresso da quando, un paio di mesi prima, l’11 novembre, era stato gambizzato. L’ha colpito sparando praticamente da casa sua dopo che Cannavò aveva a sua volta sparato entrando in casa (come dimostrano i rilievi sul luogo). Cannavò voleva solo “avvertire” o voleva “uccidere”?

2) la seconda è ancora più clamorosa. In questo duplice omicidio c’è anche un terzo uomo oltre Cannavò e Portogallo. Ma chi è? Lo hanno individuato? È indagato? Si vede chiaramente dalla sequenza dei fotogrammi. Dopo l’arrivo in via Eduardo Morabito, sullo stesso scooter, di Portogallo e Cannavò, in quella viuzza transita un altro scooter con un altro uomo in sella che va verso il luogo della sparatoria e dopo alcuni secondi torna indietro sullo stesso tragitto e va via. Ha avuto un ruolo nella vicenda? Oppure si è trovato in quella strada per puro caso? Difficile credere alla seconda ipotesi, sembra che Squadra mobile e Nucleo investigativo propendano per una partecipazione “attiva” dell’uomo. Vedremo in ogni caso gli sviluppi in questi giorni frenetici di ricerche e indagini. Per inciso, il video mostra anche - è la ricostruzione messa a punto dagli investigatori -, il presunto killer che dopo la sparatoria scappa in sella al suo scooter. Scappa chissà dove. Ha sparato quindi per difendersi? Sembra proprio di sì.

Il fuggitivo 37enne sembra essersi volatilizzato dopo aver sparato con una pistola calibro 9per21 il pomeriggio del 2 gennaio scorso dalla porta di casa sua, in via Eduardo Morabito. Uccidendo il 31enne Giovanni Portogallo, morto subito dopo lo scontro a fuoco, e il 35enne Giuseppe Cannavò, deceduto dopo alcuni giorni passati in Rianimazione al Policlinico.

Dopo l’esecuzione dell’autopsia sul corpo di Cannavò, effettuata dal medico legale Giovanni Andò su delega dei magistrati che seguono il caso, il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e il sostituto Stefania La Rosa, si è capito che l’uomo è stato raggiunto da ben quattro colpi di pistola, tre che hanno centrato il corpo e uno che l’ha ferito di striscio al collo. Anche Portogallo è stato raggiunto da 4 colpi di pistola, il proiettile fatale è stato quello esploso al torace.
Le indagini intanto proseguono. L’aggiunto Vito Di Giorgio e il pm Stefania La Rosa hanno fissato per giorno 25 una procedura di accertamenti tecnici irripetibili, al Centro della Polizia postale, sui telefonini delle due vittime. E ci saranno i difensori del presunto killer latitante, l’avvocato Filippo Pagano e il prof. Carlo Taormina, nominato di recente, e i legali che rappresentano le famiglie delle vittime, gli avvocati Cinzia Panebianco e Angela Martelli.

 

 

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