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Messina: addio a Sostene Puglisi, il "principe dei pastori suonatori"

Il “principe dei pastori peloritani” Sostene Puglisi, 85 anni, ci ha lasciati per sempre. Per anni e anni ha combattuto strenuamente, eroicamente, con esemplare e nobile e dignità, contro una malattia feroce, che lo ha portato sotto i ferri dei chirurghi più di venti volte, fino alle amputazioni delle gambe, cui si è aggiunta, nell’ultimo anno come ulteriore condanna ingiusta anche la perdita della vista. Un calvario affrontato con spirito combattivo e con quella luce vitale e generosità d’animo che illuminava ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni suono dei suoi flauti, dei suoi clarinetti, e della sua zampogna. Sostene Puglisi è stato il figlio migliore e più fedele di quell’Arcadia per sempre perduta ‘cantata’ nei versi di Teocrito, padre della nobile poesia pastorale, fondativa delle civiltà mediterranee. Una vita, quella di Sostene Puglisi, interamente consacrata alla sua amata famiglia e alla terra peloritana, madre da lui tanto amata, perché si è nutrito per tutta la sua vita dei saperi antichi della nobile cultura pastorale, ad incominciare da quelli appresi dal padre Alfio, giunto ragazzo da Roccella Valdemone a Mili San Pietro assieme ad un gregge di capre. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo negli anni settanta, il caro Sostene, e da allora non ci siamo più lasciati, all’inizio della mia esperienza di ricerca etnorganologica sul campo. È stato grazie a lui se oggi tanto sappiamo tanto sugli aerofoni pastorali peloritani, e molto di lui c’è nel Museo , cui è stato intitolata l’anno scorso la sala dei pastori. Insuperabile costruttore di flauti di canna, semplici e doppi, oltre che di clarinetti, Sostene era dotato di un orecchio musicale assoluto, che gli consentiva di cunzare e cuddari  a ciaramedda alla perfezione (preparare le ance semplici e accordare la zampogna). In prossimità del Natale, la sua casa era tutta un risuonare di zampogne da accordare, perché gran parte dei ciaramiddari dell’area peloritana, e non solo, chiedevano a lui di accordare lo strumento, per intonare nelle case dei messinesi la classica novena di Natale. E lui ci ha lasciato proprio in vista del Natale.

Il suono melodioso della sua zampogna, che suonò tanti anni fa dinnanzi all’Adorazione dei Pastori del Caravaggio al Museo Regionale di Messina, risuona e risuonerà per sempre come inno alla vita di tutti, rimanendo nel cuore di quanti lo hanno amato per la sua gentilezza e generosità. E i suoni e le tenere parole di Sostene, li sento, si elevano dalla terra ai cieli peloritani, che lui scrutava e osservava, fin da ragazzo, come un antico e saggio aedo, traendo i migliori auspici.

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