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Messina tra le "città in estinzione". La provocazione: tra 82 anni sarà vuota. Come Catania, Palermo e Reggio Calabria

Le drammatiche conseguenze dell’emergenza demografica in corso nel Report pubblicato sul Corriere della Sera. Il riferimento è ai dati 2018-2021: la nostra città ha perso diecimila abitanti, se dovesse proseguire questo trend, l’indice di “sopravvivenza” è calcolato entro 82 anni. Ci vogliono terapie d’urto

“Le città in estinzione”: il titolo del Report, pubblicato su “La Lettura”, il supplemento culturale del Corriere della Sera, apparentemente sembra una di quelle “forzature” catastrofiste alle quali, ormai da decenni, siamo abituati quando si parla di ambiente, migrazioni, emergenza climatica e altro ancora. Ma se, poi, si entra nel “dibattito delle idee” e si legge il rapporto che incrocia e riflette sugli ultimissimi dati Istat, si vede che non c’è nulla di esageratamente forzato. Molte città italiane sono «a rischio estinzione», se prosegue il trend negativo riguardante gli indici di natalità e mortalità, se non intervengono terapie d’urto per frenare lo spopolamento in corso, se non si capisce che oggi la prima vera emergenza socio-economica, politica e culturale è quella demografica.

C’è anche Messina in quel report, dove sono elencati i più popolosi capoluoghi di provincia a rischio. I dati si riferiscono al numero di abitanti all’1 gennaio 2018 e al raffronto con il numero di abitanti al 30 maggio 2021, l’arco temporale degli ultimi tre anni che comprende ovviamente la tragica era della pandemia da Covid, che ha fatto impennare ancor di più, naturalmente in negativo, il saldo tra morti e nati. Leggiamo cosa scrive Roberto Volpi: «A questo punto facciamo un gioco, che sta tutto in questa domanda: perdendo abitanti al ritmo di quanti ne hanno persi tra l’1 gennaio 2018 e il 31 maggio 2021, quanti anni rimarrebbero ancora da (soprav)vivere alle 17 grandi città che hanno un bilancio demografico negativo?». Ed ecco i risultati di un “gioco-provocazione”, basato, ahinoi, su cifre tremendamente reali.

La classifica parte dalle città che sono più a rischio. 1) Catania, 60 anni ancora di sopravvivenza. 2) Firenze, 61. 3) Taranto, 70. 4) Reggio Calabria, 74. 5) Palermo, 77. 6) Torino, 79. 7) Genova, 79.

E all’ottavo posto Messina: tempo di sopravvivenza 82 anni. Seguono Bari (99), Cagliari (103), Roma (104), Napoli (119), Venezia (133), Trieste (161), Perugia (242), Padova (246), Brescia (324). «Delle 23 maggiori città italiane, dunque – scrive il Corriere – a questi ritmi, 9 hanno una speranza di vita addirittura inferiore al secolo».
Si tratta ovviamente di un calcolo basato esclusivamente sulle tendenze riscontrate negli ultimi tre anni, ma c’è materiale su cui riflettere. O no? Messina – ricordiamo che proprio in questi giorni è ripartito il Censimento generale della popolazione –, al gennaio 2018 aveva 234.203 abitanti, al maggio 2021 sono scesi, secondo i dati Istat, a 224.543, una perdita addirittura di diecimila abitanti in soli 40 mesi, con una percentuale di 12,2 per cento. Da qui la previsione di “vita” che parla di 82 anni di “sopravvivenza”: perdendo 10mila abitanti ogni tre anni, ci ritroveremmo a 214mila nel 2024, a 204mila nel 2027, a 194mila nel 2030, a 184mila nel 2033, a 174mila nel 2036, a 164mila nel 2039, a 154mila nel 2042, a 144mila nel 2045, a 134mila nel 2048, a 124mila nel 2051, a 114mila nel 2054, a 104mila nel 2057, a 94mila nel 2061, a 84mila nel 2064, a 74mila nel 2067, a 64mila nel 2071, a 54mila nel 2074, a 54mila nel 2077, a 44mila nel 2080, a 34mila nel 2083, a 24mila nel 2086, a 14mila nel 2089, a 4mila nel 2092... Il report, in fondo, è stato “buono” con noi: secondo queste statistiche, infatti, la nostra città dovrebbe “estinguersi” anche prima degli 82 anni, addirittura in poco più di 70 anni.

È un realistico “gioco-provocazione” che accende i riflettori sulla tenuta demografica del Paese, soprattutto delle regioni meridionali e delle città del Sud. Al Centro-Nord, infatti, ci sono eccezioni importanti, come Verona, Bologna, Parma e Modena che in questi ultimi tre anni hanno aumentato la propria popolazione, senza parlare di Milano che l’ha incrementata di altri 30mila abitanti. Da Roma in giù è una catastrofe demografica. Che nessuno sembra, al momento, saper scongiurare, al di là di promesse e proclami.

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