L' altra notte, nella piazzetta di Camaro, era parecchio tardi, la luce un po' fredda dei nuovi lampioni rischiarava i girotondi di un pugno di bambini che vociavano e gridavano con le loro mamme sedute accanto, in quel fazzoletto nuovo che finalmente è stato realizzato come piazzetta del quartiere. E finalmente anche loro avevano un posto sotto casa dove respirare d'estate, per uscire da quelle casette basse e caldissime, ma anche da quelle “barracche” vicine arroventate e sporche.
La narrazione comune che a Messina persistono ancora le stamberghe del terremoto per fortuna l'abbiamo quasi smontata, non-ci-sono, ma è ancora dura a morire l'altra narrazione del “si vabbè stanno nelle baracche perché lo vogliono e poi hanno la parabola e la Bmw parcheggiata fuori”. Forse sarà pure vero per una minoranza ma la maggior parte dei 6.500 messinesi i cui nonni votavano democristiano, crediamo sognino da tempo di abbandonare un arlecchino di cemento e mattoni costruito e allargato dalla sera alla mattina. Per avere un'esistenza migliore, magari guardando la vita dal quarto piano di un palazzo e suonando in un citofono illuminato col proprio nome appeso.
Quei ragazzini di Camaro che giocavano liberi e felici di notte erano belli, forse sono la prova che nonostante tutto se si danno delle opportunità anche e soltanto urbanistiche un po' più decenti a chi è nato nei cosiddetti “quartieri degradati”, il tasso di civiltà sale e il tasso di criminalità scende.
Questa grande scommessa di liberare l'intera città dalle favelas sparse in ogni area geografica da nord a sud può essere l'occasione di innalzare quel “sentire comune” che manca o non c'è mai stato. Si tratta di dare un futuro migliore ad oltre duemila famiglie, non soltanto di spendere soldi e smaltire amianto, questo aspetto forse non tutti lo considerano nella dovuta misura quando parlano di Risanamento e Cronoprogramma.
E pensare che ancora oggi si stanno sfruttando, in parte, alcuni fondi della legge regionale n. 10 del 1990 ci dà la misura di quanto siamo in ritardo per ripulire la geografia urbana della città vista dall'alto.
Ma con la “legge Carfagna” questo sogno professato da decenni può diventare veramente realtà. È la storica scommessa più importante. Non bisogna perderla.
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