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Il grande cuore della Messina che aiuta: la Pasqua tutti i giorni di Sant'Egidio

Da Sant'Egidio passano tante storie complicate, di padri disperati perché prima vivevano normalmente e oggi hanno perso il lavoro, di genitori con i bambini in braccio e le lacrime agli occhi perché a casa non hanno più cibo...

Un raffinato foulard al collo, vestiti eleganti, un fare distinto. “Questi sono gli ultimi abiti buoni che mi rimangono, per favore non pensate che io sia qui senza avere bisogno, ho un negozio di abbigliamento, ma tutto è andato a rotoli”. Davanti alla sede messinese della comunità di Sant'Egidio non sono rare queste scene. Di quel lacerante disagio che, per fortuna, incontra fratellanza e soccorso.

C'è una bimba, alta poco meno di un metro, ed entra nella struttura. I volontari, pronti, preparano la busta della spesa per il papà. Pietro la chiama e le porge un uovo di Pasqua. Lei, per la felicità, lo stringe così forte da romperlo ancor prima di scartarlo. Infondo la sorpresa era averlo. Davanti alla sede messinese della comunità di Sant'Egidio non sono rare anche scene come questa.

E' un immobile “risorto”, era l'ex deposito di un supermercato confiscato alla mafia, in via Gerobino Pilli, la strada principale di quel rione nel rione che è Camaro San Paolo. Oggi, lì, ci sono ancora pedane e colli di generi alimentari che sono, però, il frutto del grande cuore dei messinesi e il sostegno di tante famiglie che hanno bisogno. Ogni settimana vengono distribuite decine di buste della spesa e, davanti alla sede, per appuntamento, le persone spuntano da nord a sud della città.

“E' stato un anno duro e lo sarà ancora per tante famiglie, cerchiamo di supportarle con il cibo, ma facciamo anche dopo scuola e aiutiamo soprattutto gli anziani provati da sofferenza e solitudine, a loro portiamo la spesa a casa per non farli uscire, per fargli sentire che c'è qualcuno che non li lascia soli”. Soli con le paure, anche del vaccino. E' così la comunità di Sant'Egidio ha cercato anche di informare, spiegare, rassicurare: “Gli anziani che non sapevano come fare sono venuti qui e li abbiamo aiutati con la prenotazione, oggi molti di loro sono già vaccinati”.

“La difficoltà più grande – raccontano i volontari - è confrontarsi con le tante croci che porta chi soffre o chi ha un disagio, da qui passano tante storie complicate, di gente che prima della pandemia sopravviveva e adesso non ce la fa più, di padri disperati perché prima vivevano normalmente e oggi hanno perso il lavoro, di genitori con i bambini in braccio e le lacrime agli occhi perché a casa non hanno più cibo, di anziani abbandonati...

In questo anno abbiamo visto triplicare la domanda alimentare, ma anche le telefonate di chi voleva aiutarci, per fortuna siamo stati travolti dalla generosità di tanti privati e grazie ai messinesi siamo riusciti a dare risposta a chi bussava a questa porta”.  Qualche giorno fa ha chiamato un'infermiera in pensione: “Ho visto quello che fate, vorrei aiutarvi”. Perché si può incidere, e tanto, nella vita della gente con un uovo di Pasqua, con un sorriso, col conforto, con una mano tesa, con una porta aperta non solo per portare a casa una busta della spesa, ma per incontrare un amico.

“Ma tu perché lo fai?”. E' questa la domanda a cui più spesso rispondono i volontari. “Perché oggi sei tu a ricevere un sostegno, domani potrei essere io e vorrei che ci fosse qualcuno ad aiutarmi”.

Ci sono tante croci in questa città e la comunità di Sant'Egidio vuole essere un luogo di resurrezione. In fondo Pasqua è anche così.

(Per aiutare la comunità di Sant'Egidio: https://santegidiosicilia.it/)

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