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Messina, Dia: è ancora forte la pressione mafiosa

Nell’ultima relazione semestrale l’analisi della criminalità organizzata tra la città e la provincia

Gli sporchi tentacoli mafiosi sono ancora ben radicati a Messina e nell’intera sua provincia, che continua ad essere un importante crocevia d’interessi mafiosi e criminali di Cosa nostra palermitana e catanese, e anche della ’ndrangheta. Oltre ai “settori” tradizionali come racket e traffico di droga, cui s’è aggiunto più di recente il mondo delle scommesse online e del gioco d’azzardo, c’è una persistente e strutturata capacità d’infiltrazione mafiosa nei gangli vitali della pubblica amministrazione. Da un po’ di tempo è emersa la consapevolezza del mondo prima sommerso delle grandi truffe agricole, che ha consentito ai gruppi mafiosi tortoriciani, e non soltanto a quelli, di incassare milioni di euro dall’UE senza muovere un dito. Ci sono due comuni, Mistretta e Tortorici, che hanno subito e subiscono le forti influenze mafiose, e siamo arrivati sino allo scioglimento delle strutture amministrative. C’è questo e tanto altro nell’ultima relazione semestrale della Dia, la Direzione investigativa antimafia, che ha consegnato al parlamento la sua fotografia dell’Italia. Ecco i passaggi cruciali della relazione per la provincia di Messina. Il messinese - scrive la Dia -, è crocevia di varie matrici criminali, in particolare cosa nostra palermitana e catanese con le loro peculiari caratteristiche, insieme all’indiscussa influenza delle cosche calabresi che hanno contribuito a creare una realtà piuttosto eterogenea. Si tratta di sodalizi con propri caratteri distintivi e spiccata capacità di condizionare il tessuto economico-sociale del territorio tessendo rapporti con altre organizzazioni criminali nonché con esponenti del mondo politico e dell’imprenditoria. Le interazioni tra sodalizi, sempre orientate all’espressione della propria forza nel controllo del territorio, rimangono comunque finalizzate a rapporti di vicendevole convenienza evitando scontri cruenti. Questo crogiuolo di fenomeni ha permesso, nel tempo, alla mafia “barcellonese” ed a quella operante nell’area “nebroidea” di assumere strutturazioni e metodi operativi per molti versi omologhi a quelli di cosa nostra palermitana. Significative si sono dimostrate, inoltre, le ingerenze delle consorterie catanesi sia nelle aree limitrofe tra le due province, sia nel cuore del capoluogo.

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