Il giorno atteso come l’inizio della liberazione dall’incubo, come la luce in fondo al tunnel, è finalmente arrivato. Anche in Sicilia il Vax-day, programmato per oggi, alle 11.30, nel padiglione 24 dell’Ospedale Civico di Palermo. La prima inoculazione dell’antidoto al Covid la riceverà un cittadino isolano che rientra nel target individuato dal Piano nazionale concordato con le singole Regioni. Nell’ambulatorio allestito per il V-day e negli altri Centri di somministrazione del nosocomio si proseguirà con altre vaccinazioni. Oggi toccherà a chi è stato ed è ancora in prima linea: a nove rappresentanti dell’Ordine dei medici (uno per ogni provincia), cinque medici di medicina generale, cinque pediatri di libera scelta, cinque medici di continuità assistenziale e 10 rappresentanti del 118 (tra medici, infermieri e autisti soccorritori).
Il primo messinese, e oggi unico, sarà il presidente dell'ordine dei medici, Giacomo Caudo. «Si compie il primo passo nell’ambito di questa crisi sanitaria senza precedenti nell’era moderna – commenta –. La mia e la nostra presenza sono soltanto simboliche, sta a significare che le vaccinazioni del personale sanitario e degli operatori non rappresentano un privilegio». E ancora: «Consiglio la vaccinazione a tutti, bisogna avere la massima fiducia nell’attività preventiva di profilassi e come medici dobbiamo sempre avere la massima fiducia nella scienza e nelle ricerca».
Domani toccherà, invece, ad altri messinesi: tra questi giovani sanitari
«Personalmente non vedo l'ora». Francesco Molonia, 38 anni, tutti i giorni, ormai da mesi, “convive” con il Coronavirus. È un infermiere dell’Irccs Bonino-Pulejo e il suo compito è eseguire tamponi, al laboratorio di Casazza. Quando la Regione ha avviato il primo censimento volontario per le vaccinazioni, non ci ha pensato un attimo. E domani toccherà a lui, tra i primissimi messinesi a vivere un momento destinato ad entrare nella storia. «Sono onorato che l’istituto mi abbia dato la possibilità di essere fra i primi a vaccinarsi – ci dice –, è un dovere deontologico di ogni sanitario farlo. È questa la speranza di una immunizzazione globale che ci riporterà ad una vita normale, lo dobbiamo fare per tutti quelli che non ce l'hanno fatta». La vigilia? «Nessun timore, sono abbastanza tranquillo. Credo nella ricerca, so che per trovare la soluzione sono stati investiti miliardi di euro e i volontari sono stati numerosi, più dei normali altri vaccini. Lo faccio perché sono certo che solo così si può sconfiggere la pandemia, lo sento come un atto di responsabilità nei confronti della collettività e spero che dopo di me la gente non sia scettica a sottoporsi alla vaccinazione, secondo me unica soluzione per uscire da tutto questo». Insieme a Francesco, tra gli altri, domani al “Civico” di Palermo ci sarà una collega dell’Irccs, Cinzia Livoti, 49 anni, operatrice socio-sanitaria. «È un'emozione rappresentare la mia categoria in un giorno così importante. Vaccinarsi è un atto di responsabilità nei confronti della comunità ed è il primo passo per sconfiggere il virus». Un pizzico di timore? «No, nessun timore. Per me è molto più importante vaccinarsi».
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