Non è facile controllare ogni metro quadro di un territorio ampio e finora considerato del tutto fuori da Messina, dal contesto urbano, da ogni programmazione politico-urbanistica e strategica. Ce ne rendiamo conto.
Ma quando si comincia a porre mano a operazioni complesse come quelle che riguardano il risanamento e la riqualificazione della Falce non ci si può fermare neppure per un istante. La storia del passato ormai ce l'ha insegnato, canterebbe così Gian Burrasca: qualunque sforzo venga compiuto, rischia di essere completamente vanificato se non è seguito immediatamente da altre azioni, un passo dopo l'altro. La Real Cittadella, lo si scrive fino alla noia, è sicuramente (almeno potenzialmente) uno dei beni monumentali più importanti e preziosi di Messina, esempio unico di fortezza secentesca in riva al mare, che in altre realtà sarebbe stata valorizzata e avrebbe portato ricchezza al territorio, in termini di turismo culturale e di svago ma anche sul piano strettamente ambientale e paesaggistico.
Se si recupera la Real Cittadella e la si mette in stretta connessione con gli altri elementi storico-architettonici che nobilitano la penisola di San Raineri (la cinquecentesca Lanterna del Montorsoli e il bellissimo Forte San Salvatore con la stele della Madonnina del porto), si pongono già le basi per il rilancio futuro dell'intera città.
E, dunque, lanciamo l'ennesimo appello a tutti i soggetti che hanno sottoscritto il primo Patto per la Falce: dal Comune all'Autorità portuale, dalla Regione e dalla Soprintendenza all'Università di Messina. Non si sprechi tempo, si sottoscriva il nuovo Patto, si vada avanti con le bonifiche e si trovi un modo per tutelare la Real Cittadella e per renderla già fruibile, in attesa dei progetti futuribili.
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