Lo chiamavano “L’uomo che veniva dal mare”, come cantava Lucio Dalla nel suo brano 4 marzo 1943. E proprio nelle acque che conosceva benissimo e amava, quelle di Capo Peloro, ha perso la vita. Giuseppe Sanò, informatore scientifico, ex consigliere della sesta Circoscrizione, uno dei figli migliori di Torre Faro, borgo per il quale si è speso in prima persona, in cento, mille battaglie politiche, se n’è andato durante una delle attività a lui più care.
Studi classici, una laurea in Farmacia e un master in Economia e management della sanità. Fatale un’immersione nello Stretto, nel mare riaperto dopo il lockdown imposto dall’emergenza epidemiologica.
Una tragedia immane - ricostruiste la Gazzetta del Sud in edicola -, che sconvolge una comunità intera, anzi una città intera. Perché Giuseppe, 43 anni da compiere a settembre, aveva un sorriso sempre stampato su un volto gentile.
È stata una motovedetta della Guardia costiera, impegnata in un servizio di controllo, ad avvistare un corpo galleggiante in prossimità della riva, davanti alla zona del Pilone. Nessun segno di violenza, nessuna ferita, nessun taglio. Morte naturale. Secondo i primi accertamenti, effettuati dalla sezione di Polizia giudiziaria della Capitaneria di porto, un malore non gli avrebbe dato scampo nel corso di un’apnea.
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