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La mafia di Barcellona e la "triade" Puliafito-Fiore-Alesci - Nomi e foto

Il mercato della droga di Milazzo e Barcellona era suddiviso fra tre gruppi. Il primo faceva capo all’imprenditore Sebastiano Puliafito, il secondo a Giovanni Fiore, mandante dell’incendio della motonave “Eolo d’Oro”, collegato con il temibile clan catanese dei Laudani, il terzo al barcellonese Alessio Alesci, che è poi transitato tra i collaboratori di giustizia, rivelando l’organigramma dello spaccio di Barcellona e Milazzo. È uno dei dati che arriva dalla operazione "Dinastia" che ieri ha portato a 59 arresti, colpendo i clan della costa tirrenica messinese.

E sono state le rivelazioni dei collaboratori di giustizia Franco Munafò e Alessio Alesci, cognato di Salvatore Ofria, il quale ha parlato di un intervento del clan catanese dei Laudani a Milazzo, indicando Salvuccio Laudani, appositamente giunto a Milazzo con l’intenzione di uccidere Sebastiano Puliafito, all’epoca gestore di una discoteca a Milazzo, che non aveva saldato un debito contratto per l’acquisto di una partita di droga.

Alesci ha specificato di avere avuto “contatti” con Salvatore Laudani perché «Giovanni Fiore di Milazzo mi ha detto che si doveva sistemare questa situazione con Bastiano Puliafito, cioè, che gli dovevano dare questi soldi dell’Epic (la nota discoteca di Milazzo di cui la famiglia Puliafito deteneva il 50%, mentre l’altra metà era di proprietà della famiglia Di Salvo i cui componenti si ritrovano adesso indagati, n.d.r.) ai Di Salvo, che erano i padroni del molo a “Santa Maria Maggiore”, e gli aveva mandato a lui ventiquattromila e rotti euro di assegni postdatati». Su Puliafito il pentito riferiva che lo stesso gestiva: «un autonoleggio ed è uno dei più grossi spacciatori di cocaina. Che parte da qua (da Milazzo n.d.r.), va in Calabria con 50-60mila euro... e torna con un carico di droga».

Tornando ai contrasti sorti per il debito che fecero scattare l'intervento di Fiore e Laudani, Alesci ha spiegato che si rivolsero a lui perché Fiore lo riteneva una persona che «sul territorio a Barcellona poteva fare». Di Fiore, Alesci ha raccontato che era «di un altro gruppo di spacciatori»; precisando che «prima erano tutti insieme con Bastiano, con suo figlio, poi si sono divisi». Il pentito ha aggiunto anche che «loro usano di più cocaina».

Poi il racconto va a quell'incontro chiarificatore tra Laudani e Fiore ed il gruppo dei Barcellonesi che difendeva Puliafito. Si trattò di un “summit”, promosso da Munafò e Alesci, avvenuto sulle alture di Pozzo di Gotto, verso Lando. Al “summit” i Barcellonesi si fecero trovare armati. Così racconta Alesci: «... eravamo: io, D’Amico Bartolo» appostato «ad un piede d’albero con un fucile a canne mozze, Marco Chiofalo inteso “Balduccio” con un altro fucile messo più in là, Munafò Franco con una 7 e 65 in tasca, io con un’altra arma in tasca e sono arrivati Bastiano (Puliafito, n.d.r.) e Marco Formica».

I barcellonesi pur armati fino ai denti non ostentarono il possesso di armi. Invece Laudani, accompagnato da un giovane e da Fiore, faceva di tutto per far capire che avevano pistole. Laudani rivolgendosi poi a Puliafito gli disse: “devi ringraziare questi due se non ti facciamo un buco in testa e ti seppellivamo qua”.

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