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L'ala militare di Cosa nostra di Barcellona: ecco le motivazioni delle 29 condanne - Nomi e foto

I “vecchi” e i “nuovi” di Cosa nostra barcellonese. L'impresa C.e.p. come “cassaforte” del gruppo mafioso. Le altre imprese adoperate per riciclare il denaro sporco. Le estorsioni alle ditte. Le rapine. Le pressioni sui commercianti che avevano “ingranato” e quindi “dovevano” pagare. L'apporto fondamentale dei collaboratori di giustizia per scardinare tutto il contesto. La collocazione degli associati in carcere e il loro mantenimento in cella a seconda del “rango”, con la consegna dei soldi alle mogli e ai parenti che rimanevano fuori, il classico “mensile” di Cosa nostra ai suoi figli in galera. I contrasti interni e le liti. E poi le «prove forti per i reati su cui si procede».

C'è questo, e tanto altro, nelle oltre 500 pagine di motivazioni della sentenza con cui nell'aprile scorso il gup Salvatore Mastroeni decise i 30 giudizi abbreviati dell'operazione antimafia “Gotha 7”.

Ovvero la settima puntata giudiziaria di una delle più importanti operazioni del nostro territorio negli ultimi trent'anni, che ha messo all'angolo l'ala militare e popolare di Cosa nostra barcellonese, e ha portato boss e gregari tutti in carcere, molti al “41 bis”. Il quadro delle accuse delineate dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e dal sostituto della Dda Fabrizio Monaco, resse globalmente al vaglio del giudice.

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud in edicola, edizione di Messina

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