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Le "Evocazioni" di Giovanni Allio

Si inaugura martedì 29 dicembre alle ore 19 la mostra curata da Saverio Pugliatti dal titolo “EVOCAZIONI”, personale di Giovanni Allio. 

 “I grattaceli si stagliano come grandi antenne disseminate in diversi luoghi del mondo, racchiudono i modi di vivere e li trasmettono. Metafora dell’uomo solo in mezzo agli altri, che non riesce a comprendere se stesso. La tecnica utilizzata l’olio su tela, un mezzo antico destinato a durare. I miei lavori traggono le radici da una ricerca che ho intrapreso parecchi anni fa, complice il digitale che ha scatenato la mia elaborazione mentale, ho contrapposto una tecnica antica con un modo di pensare contemporaneo". (Giovanni Allio)

 

 EVOCAZIONI

testo critico a cura di Marco Mannino

Il tema dell’edificio alto, o del grattacielo isolato, che Giovanni Allio presenta con le sue opere, costituisce indubbiamente uno dei temi più significativi dell’architettura della città contemporanea (scuserete spero il mio approccio critico da architetto); un tema ricco di stimoli e di sollecitazioni, sia per la sfida tecnica insita nella costruzione dell’edificio in altezza, quanto soprattutto per la valenza rappresentativa che può assumere nel contesto urbano o paesaggistico in cui inevitabilmente  emerge come un punto di riferimento e orientamento.

Sono evocazioni quelle che rintracciamo nelle raffigurazioni dell’autore, attraverso le quali possiamo ritrovare l’autorità della tradizione di quella prima colonna, ripresa da Loos con il suo famoso grattacielo (il progetto per il Chicago Tribune); la semplicità della colonna dunque, dell’elemento verticale che si staglia contro l’orizzontalità del paesaggio, contro la vastità del cielo.

C’è un’espressione attribuita al Bramante che bene descrive il senso evocativo degli edifici alti: “edifici che guardano lontano e che sono visti da lontano”.  Da questo punto di vista la concezione del “mito” del grattacielo pervade queste opere.

I miti celebrati sono arcaici e primordiali ma, nella loro riattualizzazione, alludono ad un substrato comune, all’archetipo, a tutto ciò che, oltre la mera soggettività, può convertirsi in veicolo o luogo di incontro per una cultura.

C’è poi un altro aspetto dell’opera di Allio che vorrei evidenziare: al realismo del tema si associa il carattere astratto della rappresentazione.

Astrarre, etimologicamente deriva dal verbo latino trahere, equivale a tirar fuori qualcosa dalla totalità cui è inevitabilmente unita. L’astrazione di Allio possiamo considerarla un procedimento conoscitivo (da architetto ho colto delle importanti analogie con i processi della composizione architettonica) che tende a separare gli aspetti generali e contingenti da quelli necessari e essenziali. In questo senso è possibile astrarre un concetto universale a partire dalla rappresentazione diafana delle figure degli edifici o dalla focalizzazione di alcuni loro particolari.

Dalle dissolvenze con cui appaiono trasfigurate le figure degli edifici traspare l’insistenza a sottolineare la dimensione trascendente nella quale Giovanni Allio vuole trasportare: una trascendenza mai fine a se stessa, ma strumento per commuovere la coscienza dello spettatore.

Uno stato emotivo, quello nel quale Allio trascina con le sue opere che, come gli edifici che lui raffigura,  permette di guardare lontano, anche oltre quello che i nostri occhi normalmente sanno guardare.

La mostra, che si concluderà domenica 10 gennaio 2016, resterà aperta dal martedì alla domenica dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 17 alle 21. Ingresso libero.

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