Per alcuni di loro, considerati i pochi mesi di vita, i tre giorni di navigazione, nonché di digiuno, nel canale di Sicilia verso il porto di Messina, non saranno mai esistiti; per altri, invece, già in grado di intendere e di volere qualcosa di bello per il loro futuro, i gradini di quella ripida scaletta, sfiorati con paura ma al tempo stesso con la fierezza di piccoli grandi uomini, rappresenteranno per sempre delle profonde cicatrici. Tra le 271 persone sbarcate il primo maggio (la prima alle 23.59) dal mercantile “Robur”, 77 minori di età compresa tra i 4 mesi e i 15 anni. Una delle tende allestite al molo Marconi, dove il cargo è approdato intorno alle 22.40, è diventata una nursery da campo. Qui l’esperta del Comune, Clelia Marano, i medici e i volontari, hanno immediatamente pensato a fornire il necessario ai bambini, la maggior parte dei quali (ad eccezione di un ristretto gruppo), accompagnati dalle madri o da entrambi i genitori. «Nel momento in cui ne prendi in braccio uno ancora in fasce – ha raccontato un operatore al termine delle operazioni di sbarco (concluse alle prime luci dell’a lba) – ti rendi conto che quello che poco prima consideravi “lavoro”, è in realtà vita umana». Siria, Palestina, Nigeria e Marocco i principali paesi di provenienza. Subito dopo le verifiche sanitarie e la procedura di identificazione finalizzata al riconoscimento della richiesta di asilo (operazione quest’u l t ima diversa dal foto segnalamento, che prevede invece l’acquisizione delle impronte digitali), i migranti sono stati trasferiti al PalaNebiolo. Dove per parte della giornata di ieri, il numero delle presenze è stato di 460 persone.
Una nave carica carica...
di bimbi disperati
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