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Messina nel tunnel del masochismo, i conti non tornano

La squadra, precipitata in piena zona playout, dimostra poca malizia. Sabato col Monterosi non si può più sbagliare000Prima seconda

Non c'è niente di più frustrante che giocare bene ed uscire con un pugno di mosche dal campo. È l'amara sensazione che avrà provato il Messina abbandonando il terreno malmesso dello “Zaccheria”. La terza sconfitta consecutiva brucia come il sale su una ferita che sanguina. I biancoscudati ci ricascano e masochismo e sfortuna sembra che abbiano messo le tende nello spogliatoio. Il cliché è sempre lo stesso: buon approccio, Messina spigliato, vantaggio meritato e poi la partita che prende la piega sbagliata. Un copione che si ripete maledettamente da troppe giornate e che sta condizionando il campionato di una matricola che non riesce a invertire la pericolosa rotta. Numeri impietosi: 3 sconfitte di fila, la peggior difesa (14) del campionato e per la prima volta l'amara realtà di trovarsi con entrambi i piedi dentro l'area rossa che oggi vorrebbe dire playout. Il piatto piange e il tempo scorre inesorabile con all'orizzonte gli scontri diretti (Monterosi, Potenza e Vibonese con in mezzo l'imbattuta Juve Stabia) che diranno molto sullo stato di salute dei biancoscudati.

Errori e solite amnesie

La sfida di Foggia, per tre quarti ben condotta dagli uomini di Sullo, non ha fatto altro che confermare la crisi di risultati di una squadra costretta a fare i conti con i propri sensi di colpa. Errori e clamorose amnesie che si ripetono e continuano a scippare punti a un Messina che vanifica tutto sul più bello prestazioni per lo più anche positive che avrebbero meritato una classifica migliore. Piace l'onestà intellettuale del tecnico napoletano: «Abbiamo ciò che meritiamo, gli errori fanno parte della prestazione». Alibi zero per una squadra che non ce la fa proprio a uscire dalla spirale negativa nella quale si è ficcata da Potenza, dalla sfida successiva all'unica vittoria - sulla Virtus Francavilla - fin qui centrata. Da quel giorno i biancoscudati non hanno più mosso la classifica nonostante la buona prova offerta contro il Picerno - con tanto di torti arbitrali - e il cuore messo in campo contro una corazzata, la capolista Bari, che sta decidendo di uccidere questo campionato. Eppure contro il maestro Zeman sembrava che la squadra in completo giallo avesse pieno controllo di una partita ben disputata e meritatamente sbloccata da quel falco d'area di rigore che risponde al nome di Ante Vukusic. Sembrava l'inizio di un nuovo capitolo il gol del croato, e invece dietro l'angolo c'erano appostati i soliti rimpianti.

Maledetti cambi

La partita era avviata sull'1-1 che avrebbe fedelmente rispecchiato i valori in campo, poi due momenti l'hanno spaccata. I cambi del Messina hanno ancora una volta rotto gli equilibri della squadra e in un certo senso fornito un assist all'avversario. Nessuno vuol buttare la croce addosso a Konate, ma questa squadra dà la sensazione di non avere ricambi all'altezza. E dopo l'ora di gioco, per motivi tattici o fisici, certi cambi obbligati vanno ad abbassare notevolmente la qualità dell'undici. Damian è un insostituibile di questa squadra e dovrebbe giocare anche con una gamba; uscito lui («Non ne aveva più» è stata la motivazione di Sullo) - e ancor prima Catania (sostituito da Marginean con tanto di nuovo assetto tattico) che con la sua velocità aveva messo in difficoltà i satanelli - il Messina ha arretrato il baricentro, come fosse sazio del pari, dando la sensazione di non essere più aggressivo per come lo era stato per 80' e perdendo anche le certezze sulle quali aveva costruito la buona prova. Come se manchino ancora personalità e malizia per portare a casa il risultato.

Il fato... ci mette del suo

Proprio nel momento in cui bisognava tenere con i denti quel punto che avrebbe giovato più per il morale che per la classifica, il destino crudele ha voluto che fosse proprio l'ultimo entrato a commettere l'ingenuità che ha dato il la al sorpasso dei rossoneri. Un copione maledettamente scritto da chi non ha alcuna pietà di una squadra che fin qui non ha mai potuto schierare la sua migliore formazione.

Gli episodi negativi si ripetono con un'allarmante frequenza. La preoccupazione di Sullo è la stessa di chi teme che da questa situazione non sarà semplice tirarsi fuori, soprattutto se sabato non si riuscirà a battere un Monterosi capace di mandare in tilt l'Avellino persino in dieci

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