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Inclusione, sorrisi e tanta speranza. La città di Messina risponde presente FOTO

Il Club Arietta si prende cura dei disabili I volontari: «Il loro amore ci ripaga»

Quando si parla di inclusione il rischio è quello di cadere facilmente in luoghi comuni che mascherano principi quali integrazione, empatia, spirito solidale, in una sorta di “purificazione” delle coscienze attraverso buone azioni. Meglio ancora se si riesce ad amplificare tutto attraverso i social che, nonostante il potenziale buon uso possibile, si trasformano in specchi riflettenti autoreferenzialità. Questa è però una faccia della medaglia; l’altra è rappresentata dalle innumerevoli realtà locali che ogni giorno silenziosamente, dispensano sorrisi e speranza, e lo fanno in maniera semplice, riconoscendo la diversità quale valore aggiunto. Fra queste, un posto speciale nel cuore di tanti lo occupa il Club Arietta onlus, che lo scorso dicembre ha festeggiato 40 anni di vita. Curare e prendersi cura dei disabili, una missione quella del gruppo di volontari (circa 20) guidati dal “prode” Nino Alessandro, racchiusa nel motto “Vivi la vita e dona amore”.

La storia di questa associazione dapprima chiamata “Senza barriere” e successivamente intitolata ad Arietta, una delle tante amiche, morta giovanissima, inizia negli anni ‘70: «Ci riunivamo nella parrocchia di S. Caterina accolti dai religiosi Oblati, eravamo un piccolo gruppo ancora inesperto rispetto alla gestione delle disabilità, ma consapevoli di volere offrire ai tanti amici meno fortunati di noi, la possibilità di sentirsi alla pari», racconta Alessandro. Da allora, di strada ne hanno fatta tanta e la loro sede, nei locali del Palazzo arcivescovile, è un’oasi di bellezza fra colori, forme e tante foto che raccontano le tantissime attività portate avanti settimanalmente.

 

L’associazione opera avvalendosi di figure di esperti (educatrici, operatori socio sanitari) che hanno scelto di donare parte del loro tempo; si lavora sulla percezione del corpo, sul movimento, sui suoni, aiutati dalle diverse forme artistiche quali canto, danza, recitazione e lavori manuali. C’è chi è arrivato col servizio civile e chi con il tirocinio universitario o semplicemente perché spinto dal desiderio di sentirsi utile agli altri: nel racconto dei volontari – Uliana e Silvia, Nunzio, Ketty – c’è una storia personale che grazie al Club Arietta è diventata speciale; ognuno di loro è consapevole che «quando entri non vuoi più andar via». «Il nostro tempo insieme – spiegano i volontari – ci arricchisce e ci completa. Il loro amore incondizionato ci ripaga di tutto: è il nostro compenso. Noi ricambiamo cercando di essere sempre disponibili e sperimentando mille modi per farli divertire e fargli passare bei momenti». Nino Alessandro sfoglia l’album dei ricordi, tra foto di gite, feste, spettacoli e visite dal Papa: «Tanti anni passati con i nostri ragazzi, molti ci hanno lasciato ma restano nei nostri ricordi e nei nostri cuori con i loro sorrisi genuini. I piccoli amici sono ora uomini e donne, magari adesso hanno i capelli bianchi ma i loro sorrisi, i loro abbracci sono gli stessi di sempre». Non sono mancate le difficoltà, nonostante il sostegno delle Istituzioni e di amici speciali, come la direttrice del carcere di Gazzi Angela Sciavicco, il vescovo Cesare Di Pietro, il presidente di Azione Cattolica Alberto Randazzo e il sindaco Federico Basile, che con l’assessora Alessandra Calafiore hanno confermato la loro disponibilità nel “camminare insieme”. Il 28 dicembre, hanno celebrato questo compleanno speciale con uno spettacolo dove ognuno di loro ha raccontato, con una performance, l’importanza di essere uguali nella diversità: «L’unico limite a quanto in alto possiamo andare, è quanto crediamo di poter salire», ha detto la volontaria Uliana Bianchino.

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