Anche Messina si prepara come le altre diocesi a vivere domani l’apertura del Giubileo. Il rito, che Rtp seguirà in diretta a partire dalle 17.45, inizierà nella concattedrale del Santissimo Salvatore alle 17. Il raduno è fissato alle 17 nella concattedrale dell’Archimandritato; qui dopo la proclamazione del Vangelo e la lettura di alcuni passi della Bolla di indizione “Spes non confundit”, partirà il corteo con al centro la Croce che sarà retta e portata in processione da gruppi di otto persone.
Il Crocifisso scelto dall’arcivescovo per il Giubileo, recentemente restaurato con la supervisione della Soprintendenza, proviene dalla chiesa di S. Chiara a Giostra, curata dalle religiose Ancelle Riparatrici del Sacro Cuore di Gesù; si tratta di un’opera lignea della prima metà del secolo XVI, probabilmente proveniente dall’antico edificio distrutto nel terremoto del 1908. Giunti sul sagrato della Cattedrale l’arcivescovo presenterà la croce ai fedeli per la venerazione e il corteo entrerà in basilica per la celebrazione.
Come spiega mons. Costa, l’etimologia della parola “Giubileo” fa riferimento allo yobel, il corno di montone utilizzato per indicare l’inizio del Giorno dell’espiazione; una festa che ricorreva ogni anno, ma assumeva un significato particolare in coincidenza con l’inizio dell’Anno Giubilare: l’ultimo Giubileo ordinario è stato indetto e celebrato nel 2000 da Giovanni Paolo II, ma ci sono stati anche Giubilei straordinari (per l’anniversario della Redenzione ricordato da Papa Giovanni Paolo II nel 1983; per l’Anno Paolino, dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009, dedicato all’apostolo Paolo in occasione del bimillenario della nascita; nel 2015, il Giubileo della Misericordia, per il 50mo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II).
Simbolismo del logo del Giubileo
Il logo - scelto tra 294 proposte provenienti da 48 paesi differenti - è stato disegnato da Giacomo Travisani e scelto personalmente da Papa Francesco. Come spiega mons. Giuseppe Costa,, rappresenta quattro figure stilizzate per indicare l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra. Sono una abbracciata all’altra, per indicare la solidarietà e la fratellanza che deve accomunare i popoli. L’aprifila, aggrappato alla Croce, è il segno non solo della fede che abbraccia, ma della speranza che non può mai essere abbandonata soprattutto nei momenti di maggiore necessità. Le onde sottostanti sono mosse per indicare che il pellegrinaggio della vita non sempre si muove in acque tranquille. Spesso le vicende personali e gli eventi del mondo impongono con maggiore intensità il richiamo alla speranza. È per questo che la parte inferiore della Croce, che si prolunga trasformandosi in un’ancora, si presenta come una forza che si impone sul moto ondoso. L’ancora di speranza, infatti, è il nome che in gergo marinaresco viene dato all’ancora di riserva, usata dalle imbarcazioni per compiere manovre di emergenza per stabilizzare la nave durante le tempeste. L’immagine mostra inoltre quanto il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario, con l’impronta di un dinamismo crescente che tende sempre più verso la Croce, che si presenta in forma dinamica, curvata verso l’umanità come per andarle incontro e non lasciarla sola, offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza.
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