La melodia di amore cantata dal nonno lo ha accompagnato per tutta la vita. La musica, però, non era condita solo da note d’amore, balsamo imperituro di cui si fa scorta per sopportare il momento dell’assenza, ma anche da odori e sapori siculi. Fatti vivere la domenica per pranzo, o per sigillare un momento. Giuseppe Campagna, classe 1993, messinese doc, ha realizzato finalmente un sogno dando vita a “Don Angelino”, con l’aiuto sinergico del suo collaboratore e chef pizzaiolo Luca.
Prima di addentrarci nel presente è necessario fare un tuffo nel passato per capire la genesi di tutto. “Don Angelino” nasce a Messina il 29 agosto del 1931, in piena guerra mondiale. A soli 8 anni per “buscarsi il pane”, come si suol dire alle nostre latitudini, comincia a lavorare come muratore, mestiere che nella vita lo porterà a diventare capo cantiere. Nel suo Dna, tuttavia, scorreva la passione per la cucina, mestiere che Angelo avrebbe voluto svolgere. Avrebbe appunto. Prima che la vita lo obbligasse a crescere in fretta mettendo i desideri in stand-by per farli recuperare da qualcun altro: «ll mio percorso scolastico – racconta Giuseppe Campagna – incomincia alla scuola alberghiera “Antonello” di Messina , dopo aver scelto l’indirizzo cucina e ristorazione, ho conseguito il diploma come “Operatore della ristorazione”, successivamente ho anche frequentato una scuola di cucina francese in Borgogna, esattamente al Liceo François Mitterrand a Chateau Chinon». I bagagli? Una scelta quasi obbligata. «Messina, la mia città che amo più di tutto – continua –, ha frenato le mie ambizioni e sapevo che non mi avrebbe potuto dare risultati all’altezza dei miei sogni e delle mie aspettative. Sicuramente è triste vedere una bella città come la nostra non dare ai propri giovani delle buone opportunità, ma al contrario essere nominata negativamente per ciò che riguarda il lavoro, anche per il settore alberghiero. Un paradosso». Allora, Giuseppe Campagna, dopo la maggiore età, ha deciso di mettere radici in Francia, a Lille: «Quello che sto portando avanti – afferma con decisione e fierezza – è un progetto dedicato a mio nonno e porta giustamente il suo nome. Questa impresa, tuttavia, non avrei mai potuta portarla avanti da solo e ho trovato al mio fianco un socio di tutto rispetto, fondatore assieme a me del marchio “Don Angelino”. Luca Di Martino, uno chef pizzaiolo napoletano che ha deciso di condividere con me questo cammino inserendo tutta la sua passione e competenza nell’arte bianca della pizzeria. Che ringrazio particolarmente con cuore per il supporto, la condivisione di una bella avventura».
E tante cose bollono in pentola a pochi giorni dallo start previsto a dicembre: «La cucina che porterò avanti – ricorda – è una cucina classica in chiave moderna, ricca di prodotti di stagione senza l’uso di surgelati, con dei menù specifici. Saranno inserite delle ricette tipiche che preparava proprio Don Angelino e ci sarà una vasta scelta per accontentare tutti i palati. Caponata, arancinetti, pesce stocco a ghiotta. Da bere? Vino e gazzosa e la pesca con il vino in estate. Lo chef pizzaiolo Luca Di Martino propone una pizza napoletana autentica con un impasto lievitato 24/48 ore, in più produrrà degli impasti particolari per stuzzicare il palato dei nostri clienti, come l’impasto al limoncello o l’impasto ai carboni bioattivi». Insomma, provare per credere. E tanti sono i sogni che devono ancora prendere vita. Anche se quello originario finalmente ha chiuso un cerchio: «Il sogno nel cassetto era quello di aprire un ristorante e dedicarlo al mio caro nonno, ovviamente con l’arrivo di Luca le ambizioni e i sogni si sono moltiplicati ma non vogliamo creare false aspettative e vogliamo semplicemente lavorare con armonia e con calma, per il resto vedremo quello che il futuro ci riserva».
Il suggerimento per i giovani è uno: «Il consiglio che mi sento di dare ai ragazzi è quello di inseguire i propri sogni, anche se spesso è dura, perché non è mai facile andare via da casa propria e lasciare i propri affetti – conclude –. Ma bisogna osare e non arrendersi alle prime difficoltà se ci si vuole sentire realizzati».
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