Ai piedi della Santa, ogni volta come fosse la prima, ammirati da Crocifisso stretto fra le braccia, segno di quell’amore incondizionato che ha caratterizzato la vita religiosa della clarissa canonizzata da san Giovanni Paolo II l’11 giugno 1988 perpetuando, «quell’ardore puro e penitente in Cristo che nella patrona, la Vergine della Sacra Lettera, si traduce in testimonianza di amore e protezione incondizionata», come sottolineò il Pontefice quel giorno nella sua omelia. È stato il sindaco Federico Basile a rendere omaggio Santa Eustochia Smeralda Calafato nel giorno della memoria del suo corpo incorrotto: all’inizio della celebrazione presieduta dall’arcivescovo emerito di Reggio Calabria Bova, Vittorio Mondello, Basile ha offerto il cero votivo affidando la città di Messina all’intercessione della Santa.
Accolti nella rinnovata e splendente chiesa del monastero di Montevergine di via 24 maggio dopo i lunghi lavori di restauro dalla comunità delle clarisse, il cappellano mons. Pietro Aliquò e gli altri sacerdoti, i fedeli, le autorità civili e militari e una rappresentanza delle Arciconfraternite hanno pregato Santa Eustochia, «un modello di santità straordinario con un temperamento appassionato, sensibile alle sofferenze altrui e propenso a una grande carità», come la badessa suor Maria Agnese Pavone l’ha definita, chiedendo insieme alla compatrona della città di «ottenere pace e giustizia in mondo martoriato dalle guerre e dallo sconvolgimento dell’equilibrio naturale, perché la nostra speranza fondata in Dio non si spenga nel faticoso e meraviglioso cammino della vita».
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