Messina

Venerdì 22 Novembre 2024

Messina, come si passa dall’errore alla rivalsa. Mimì entrerà in carcere... in altro modo

«Mi piacerebbe diventare un educatore in un istituto penitenziario minorile e poter combattere per le pari opportunità. Quelle che ragazzi come me non hanno avuto». Siamo al Cep nella periferia di Messina, una zona tristemente nota per la sua elevata criminalità e per il riscatto che grida spesso silenziosamente il quartiere. Qui è cresciuto il ventiseienne Mimì, nome di fantasia, un giovane che sta voltando pagina. E la sua storia, ma soprattutto i frammenti di caduta e rinascita richiamano l'attenzione sulle difficoltà e le speranze di chi lotta per sfuggire da quei destini a volte già scritti e preconfezionati: « Vivo in una città bellissima – racconta il giovane – ma con tante insidie. Il mio percorso assomiglia a quello di tanti ragazzi che come me sono caduti nelle trappole della vita di strada. Il rimorso più grande? Aver lasciato la scuola dopo la quinta elementare. Vivevo in un luogo in cui la criminalità era all'ordine del giorno e i falsi miti erano ovunque. I video dei trapper e la vita ribelle poi mi avevano conquistato e gli amici mi ripetevano che il denaro facile era la strada giusta. E io, purtroppo, dico con occhi diversi, ci credevo. Ancora oggi penso ai miei genitori che lavoravano duro per garantire un futuro migliore e a me e mia sorella, ma la loro assenza mi ha portato a cercare altrove dei modelli da seguire. Modelli che erano sbagliati». Un giorno di 8 anni fa lo ricorda come se fosse ieri, Mimì, dopo un'operazione contro lo spaccio di droga è stato arrestato. Gli "amici" che lo avevano accecato con belle parole e circondato fino a quel momento usando la sua ingenuità si sono dileguati lasciandolo solo a affrontare le conseguenze delle sue azioni. La sua famiglia, poi, devastata dalla notizia ha subito un duro colpo: «Non riuscivo a vedere – continua il ragazzo – che la strada che avevo scelto era un fallimento. Questo ha incrinato i rapporti con i miei cari, e mi sono ritrovato solo, condannato a sette anni di carcere. Dietro le sbarre ho avuto tanto tempo per riflettere e grazie all'associazione "Overland" ho iniziato un programma formativo e socio inclusivo che mi ha aiuto a costruire la speranza. E dal 2020 al 2023, con il loro supporto, ho potuto rimettere insieme i pezzi della mia vita. Gli incontri e le attività mi hanno permesso di ricongiungermi con la mia famiglia. Oggi, grazie al cielo siamo di nuovo uniti. Ho ripreso a studiare e sto cercando di restituire il bene che ho ricevuto a piene mani diventando io stesso volontario. Faccio parte dell’equipe di strada, dove incontro ragazzi come me, ingannati dai falsi miti delle fiction e dei video musicali». Mimì oggi guarda più speranzoso al futuro e ricorda che cambiare è possibile. Ma è necessario armarsi di determinazione e soprattutto trovare compagni di viaggio che ti tendono una mano: «Il rifugio di Sant' Eustochia è un faro. Overland – ricorda – continua a sostenere tanti come me, dimostrando che la speranza e la redenzione sono sempre possibili, anche nei momenti più bui. Ho ancora molta strada da fare, ma il mio viaggio verso una vita migliore è iniziato. Riconoscere i miei errori e impegnarmi per un futuro diverso è stato il primo passo. Se potessi tornare indietro, farei tante cose diversamente. Avrei ascoltato di più i miei e apprezzato i loro enormi sacrifici. Quando ho momenti di sconforto e cerco ispirazione, penso subito ad Antonino Mandia, rappresentante legale di questa realtà diLarderia. Lui, con coraggio, sacrificio e dedizione, apre le sue porte a tutti, senza conoscerli e senza interessi personali. Mi tira su il morale vederlo arrabbiarsi e rispondermi male, ogni volta che lo chiamo presidente. Sono più che orgoglioso di lui e lo ringrazierò per tutta la vita». E infine il messaggio è per chi sta percorrendo gli stessi passi sbagliati: « Ai ragazzi come me dico – conclude – Non arrendetevi mai, perché anche quando tutto sembra perduto, c'è sempre una via per risalire».

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