Il 25 aprile si commemorano i 150 anni della nascita del grande scienziato Guglielmo Marconi, uno dei grandi della Storia che fu legato anche a Messina, che gli ha dedicato, in verità, solo un molo del porto, in quel bacino naturale dove sorge la Madonnina simbolo della città che fu inaugurata il 12 agosto 1934, grazie al supporto tecnico del genio Premio Nobel. Ne parlò addirittura il “Times” di Londra, in un articolo riportato – come rileva Antonino Sarica – nel volume di Giuseppe Foti dedicato al “Console per Messina”, l’arcivescovo Mons. Angelo Paino.
Il testo è davvero straordinario sia per il prestigio della fonte, sia in quanto permette di identificare il vero ruolo che ebbe Marconi durante la cerimonia, che non fu legata tanto al sistema di illuminazione, ma al meccanismo radiofonico (con quattro coppie di potenti altoparlanti) che collegò Messina al Vaticano, permettendo al Pontefice di benedire in tempo reale la Madonnina e i messinesi.
«Ai popoli nordici potrebbe riuscire difficile immaginare la scena che si svolse durante la cerimonia dell’inaugurazione. Apparecchi radiofonici adattati per ricevere le onde ultracorte della speciale stazione Vaticana impiantata a Castelgandolfo, sotto la direzione del sen. Marconi, furono posti lungo il mare costeggiante, che era gremito di vapori mercantili, provenienti da Oslo e New York e altri porti, come anche da navi da guerra italiane. Parecchie centinaia di migliaia di spettatori ingombravano le strade, le piazze e i moli.
«Essi erano accorsi da tutti i punti di Sicilia e d’Italia, per vedere il faro illuminato da un bottone premuto a centinaia di miglia sul continente», scriveva il quotidiano londinese. Il profondo silenzio fu rotto dalla voce del Papa Pio XI, che «pronunziava nella sua villa nel centro d’Italia la benedizione in latino “Benidictio Dei Omnipotentis discenda super vos set maneat semper». Dopo avvenne l’illuminazione della stele dove poggiava la statua della Madonnina, realizzata dallo scultore Tore Calabrò.
In realtà, il grande scienziato giunse con il panfilo “Elettra”, direttamente da Civitavecchia, al porto peloritano cinque giorni dopo la cerimonia, il 17 agosto, come segnalava la “Gazzetta di Messina”. Tra le prime autorità “recatesi a bordo” dell’Elettra, fu il colonnello Marengo, comandante dell’Artiglieria della Sicilia, che rappresentava il comandante della Divisione militare, il generale Toselli.
La presenza di Marconi in riva allo Stretto è anche legata a una curiosa tradizione dolciaria, dato che si sa che apprezzò molto lo spongato di caffè, specialità ideata dal gelatiere don Cosimo Longo. Il passaggio di Marconi in città viene segnalato sulla stampa locale anche in altre occasioni. Come suggerisce lo studioso Giuseppe Tomasello, Marconi aveva soggiornato in città anche il 6 ottobre 1924. Nell’estate del 1932, mentre era in sosta col suo mitico yacht, assistette a un grande momento culturale cittadino. La “Scintilla” dell’agosto 1932 – come riportato nel volume sull’Organo Tamburini curato da Letterio Gulletta – rileva che il 16 agosto di quell’anno si tenne un concerto d’organo nel Duomo di Messina tenuto dalla valente pianista Amalia Pardini, che si esibì in quello che veniva considerato il più grande organo d’Italia. L’evento ebbe “particolare importanza” per la presenza di Guglielmo Marconi, presidente dell’Accademia d’Italia.
Lo scienziato, «trovandosi nel porto di Messina col suo yacht Elettra, volle assistere assieme alla sua gentile signora, al grande avvenimento d’arte». Fu accompagnato dal commissario del Comune e ricevuto da mons. Paino e dal segretario Barbaro, ascoltò l’intero concerto che prevedeva musiche di Bach, Haendel, Wagner, Bossi, Pardini, Franck e Guillmaut. Alla fine del concerto, «il senatore Marconi si congratulò vivamente con la maestra Pardini». L’arcivescovo indicò allo scienziato i registri del grande organo e il giorno dopo lo accolse in Curia, dove firmò il registro dei visitatori. All’uscita del Duomo, Marconi fu «fatto segno ad una calorosa manifestazione di simpatia da parte di numerosa folla».
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